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Aree interne, l’Anci torna alla carica: ecco le proposte per salvaguardare i piccoli Comuni

Il presidente dell’associazione in Molise, Pompilio Sciulli, esorta l’attuazione della legge ad hoc che consentirebbe di mantenere in vita, dal punto di vista del territorio e della tecnologia, i piccoli centri della regione e del Paese intero


CAMPOBASSO. L’Anci Molise torna alla carica per la salvaguardia dei piccoli Comuni, sulla scorta delle mozioni approvate dalla Camera dei Deputati il 29 gennaio 2020, “alla base di una  ‘Piattaforma Montagna’ che insista su fiscalità differenziata, riorganizzazione istituzionale, uso delle risorse comunitarie, riorganizzazione dei servizi ( scuole, trasporti, sanità, assistenza), anche in deroga a leggi nazionali, in stretto coordinamento con le Regioni, al fine di definire politiche che attuino quanto già scritto nella legge sui piccoli Comuni, nella legge sulla green economy e nel Testo unico forestale”.

È il presidente dell’associazione regionale Pompilio Sciulli a parlare e a rilanciare le proposte per valorizzare le migliaia di piccoli centri italiani che rappresentano una fetta importante del tessuto del Paese.

“La densità imprenditoriale nei piccoli Comuni italiani – osserva Sciulli – è di 10,4 imprese per 100 residenti contro una media del Paese di 8,5. Nei piccoli Comuni vi è una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili ospiterebbero 300mila abitanti e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro nella rigenerazione. Utilizzando un quarto delle superfici coltivate abbandonate negli ultimi 20 anni, avremmo 125mila nuove aziende agricole di 12 ettari ciascuna”.

Pertanto, il presidente Anci Molise insiste e invoca – come su anticipato – l’attuazione della legge ad hoc per la liberazione delle risorse economiche previste e anche per l’incremento della dotazione del fondo stesso, in quanto i 160 milioni di euro attuali sarebbero già destinati a investimenti strutturali.

Nello specifico, Sciulli chiede di: “Realizzare la ‘Strategia nazionale per le aree interne, rurali e montane alpine e appenniniche italiane’, attraverso un Programma operativo nazionale (PON) che individui fondi europei, nazionali e regionali sulla programmazione dell’Unione europea 2021-2027; arrivare alla ‘SNAMI2.0’ superando ogni ostacolo burocratico che ha finora rallentato la Strategia; avviare un Piano nazionale per i piccoli Comuni, le aree rurali, montane e interne del Paese al fine della prevenzione del dissesto idrogeologico, la lotta ai cambiamenti climatici, il riuso dei beni immobili e il contrasto al consumo di suolo; attuare la Strategia nazionale delle Green Communities, le Comunità energetiche e la ‘valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali’; accelerare i piani per l’infrastrutturazione digitale delle aree montane sbloccando i cantieri nei Comuni montani del Piano nazionale della banda ultralarga, anche anche con reti FWA wi.fi., consentendo di ridurre il divario digitale che vede oggi oltre 3.900 Comuni montani sprovvisti di linea dati veloce, riducendo i gap di infrastrutturazione che non permettono in 1.200 Comuni  di ricevere un segnale adeguato e stabile per la telefonia mobile a 5 milioni di italiani di vedere i canali del servizio pubblico e l’intero bouquet televisivo; avviare un piano per rendere i piccoli Comuni italiani dei borghi smart dove vivere, lavorare, innovare, incrociando domanda e offerta, attraverso un patto forte con le aree urbane; difendere i presidi commerciali e artigianali dei territori attraverso l’incentivazione e la valutazione di iniziative normative volte a introdurre misure fiscali peculiari e differenziate per favorire le attività, multifunzionali e multiservizio, smart e green, nei piccoli centri delle aree montane alpine e appenniniche; contrastare lo spopolamento è la prima urgenza”.

 

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