Il segretario regionale Fismu: “Serve un new deal del Servizio sanitario nazionale. E per la medicina scolastica e la prevenzione: 10.000 assunzioni ora”


CAMPOBASSO. Una riorganizzazione della sanità pubblica, anzi una vera e propria rivoluzione: più territorio, più personale, più risorse, contratto unico dei medici del SSN.
Queste le istanze lanciate da Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti- Fismu nel contesto della riunione della segretaria nazionale del sindacato, tenutasi lo scorso fine settimana a Roma.

Si è dato mandato al segretario generale, Francesco Esposito, e ai segretari regionali, di aprire un confronto urgente con il ministro del Salute Roberto Speranza e con il Parlamento, ma anche con i presidenti delle Regioni e con le altre organizzazioni sindacali.

Esposito, alla vigilia della riapertura delle scuole, insiste con la proposta lanciata qualche mese fa: “Assunzione immediata di giovani medici, ora precari, oltre 10.000 (tra questi i cosiddetti camici grigi) per potenziare il territorio, per le vaccinazioni, la prevenzione, l’epidemiologia, e per la medicina scolastica, cioè per rilanciare la cosiddetta medicina dei servizi, da anni smantellata. Quindi rendere effettive le Usca, e prevedere spazi appositi per i test sierologici massivi. Solo così – dice -sarà efficace la battaglia al Covid19. È bene ricordare che la nuova medicina scolastica non dovrà avere una funzione sostitutiva degli attuali ambulatori di pediatria, ma complementare, ragione per cui sarebbe opportuno mettere da parte le battaglie corporative, perché è in gioco il buon funzionamento della lotta contro la diffusione dell’epidemia e la tutela del diritto all’istruzione dei minori”.

“Ma non basta – aggiunge il segretario regionale Ernesto La Vecchia – serve oggi più che mai una riorganizzazione, anzi una rivoluzione delle cure primarie, una nuova medicina generale (di famiglia) e di continuità assistenziale h24 (in sicurezza e con strutture adeguate), con ambulatori moderni e attrezzati (telemedicina e diagnostica di primo livello, ma da non confondere con il ruolo degli specialisti), quindi implementare le medicine di gruppo, UCCP, AFT, Case della Salute… ecc., anche applicando finalmente, e in modo omogeneo, su tutto il territorio il Fascicolo elettronico e la Cartella digitale; e così mettere in rete tutti i servizi, dalla specialistica ambulatoriale, agli ospedali, fino all’emergenza- urgenza. In questo ultimo settore è urgente approvare una riforma che preveda tra le altre così il passaggio a dipendenza di tutto il personale medico del 118”.

“Quindi – continua – serve iniettare energia e risorse negli ospedali, basta blocco del turn over, precariato, marginalizzazione del ruolo medico nel governo delle strutture. Si deve valorizzare e dare ristoro ai professionisti che operano nelle sale operatorie, nelle corsie, nell’unita di cure intensive e nei Pronto Soccorso. È strategico. Altro tassello è riformare la formazione sia specialistica che di medicina generale sottraendola ai ‘baronati’ universitari, e anche sindacali, ed equiparando tutte le borse anche sotto il profilo economico e delle tutele e prevedendo i percorsi di formazione-lavoro anche fuori dal circuito post universitario. Infine, la leva normativa, e giuslavoristica, per questa rivoluzione è quella di superare l’attuale frammentazione dei contratti di lavoro, tra dipendenti e parasubordinati del SSN, prevedendo un ‘contratto unico’ dei medici partendo sin da ora dall’instaurazione del ruolo unico con il tempo pieno per chi entra nell’attuale convenzione (di medicina generale) con rapporto a 38 ore con il doppio canale di stipendio monte orario e quota capitaria e una estensione delle tutele proprie della dipendenza. Tutti questi spunti sono stati messi sul tavolo di dialogo con i nostri soci e alleati, tanto nella dirigenza in FVM (Federazione Veterinari Medici di cui siamo sezione), così come nella medicina generale con Cisl Medici (di cui siamo affiliati, in Intesa Sindacale)”.

“È il momento di cambiare – conclude il segretario regionale Ernesto La Vecchia – la mutata domanda di salute lo impone, l’invecchiamento della popolazione, la gestione della cronicità, della fragilità, la globalizzazione e le sfide delle epidemia, sono temi della nuova agenda politica del Paese. Si usino i fondi europei, Mes e Recovery Fund, per avviare finalmente un ‘new deal’ per la nostra sanità: ne ha urgente bisogno”.

 

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