HomeNotizieCRONACAIsernia, l’ombra del clan dei Casalesi: 34 tra arresti e altre misure

Isernia, l’ombra del clan dei Casalesi: 34 tra arresti e altre misure

L’operazione Minerva della Guardia di Finanza di Firenze coinvolge varie province in Italia. Sequestrati beni per 8 milioni di euro: attraverso un sistema di fatture false si riciclava denaro ‘sporco’ attraverso investimenti immobiliari


FIRENZE-ISERNIA. C’è anche Isernia tra le province coinvolte dall’operazione anti camorra ‘Minerva’, posta in essere dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze e dallo Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) delle Fiamme Gialle.

Trentaquattro le misure cautelari nei confronti di altrettante persone accusate di essere legate al clan camorristico campano dei Casalesi. Gli indagati, negli anni scorsi, avrebbero operato sul territorio toscano, sia mediante società operanti prevalentemente in campo edilizio, sia attraverso investimenti nel settore immobiliare. Le attività sono in corso nelle province di Firenze, Lucca, Pistoia, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna, Roma, Isernia e Caserta, con la collaborazione dei reparti del Corpo competenti per territorio e del Reparto operativo aeronavale di Napoli. In corso sequestri per circa 8 milioni. L’operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze.

Come spiegato nel corso della conferenza stampa svoltasi alle presso il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, le misure prevedono 4 arresti in carcere, sei ai domiciliari e 15 misure di interdizione personale con divieto di svolgimento di tutte le attività inerenti all’esercizio di imprese e il sequestro preventivo agli indagati di beni e disponibilità, anche per equivalente, per circa 8,3 milioni di euro. I reati contestati sono l’associazione per delinquere, il riciclaggio, l’autoriciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, l’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l’aggravante di cui all’art 416 bis comma 1 del Codice penale, per aver favorito l’associazione camorristica del clan dei Casalesi.

Nel dettaglio, è stato rilevato un sofisticato sistema fraudolento, fondato su diverse società, ritenute riconducibili agli indagati e formalmente gestite da prestanome, che hanno svolto diversi lavori edili sul territorio nazionale, operando perlopiù in subappalto. L’esecuzione dei lavori e la successiva fatturazione da parte dei committenti dava corso ad una prima serie di fatture per operazioni inesistenti a favore di società di comodo, che attestavano falsamente la collaborazione nei lavori. L’ulteriore fase prevedeva  ulteriori fatturazioni per operazioni inesistenti a favore di altre ‘cartiere’, i cui amministratori, anch’essi meri prestanome, operavano il prelievo di contanti delle somme di denaro a titolo di pagamento di prestazioni in realtà mai rese. Dedotti i compensi ai prestanome, le somme prelevate finivano poi ai promotori dell’associazione a delinquere, per essere successivamente riciclate attraverso investimenti immobiliari nelle province di Pistoia, Lucca, Modena, Roma, Isernia e Caserta.

Oltre alle responsabilità penali delle persone fisiche, vengono contestati illeciti per fatti dipendenti da reato a 23 persone giuridiche. Le indagini hanno riguardato numerosi investimenti immobiliari e commerciali effettuati nel 2016 nella provincia di Siena da due commercialisti campani, affiancati, tra gli altri, da un architetto fiorentino, originario del casertano, ritenuti contigui ad ambienti di criminalità organizzata che facevano riferimento ai Casalesi. Gli approfondimenti e le investigazioni hanno permesso di rilevare che soggetti collegati al clan, attraverso molteplici società operanti nei settori immobiliari e commerciali, avevano reimpiegato ingenti disponibilità finanziarie di provenienza delittuosa in attività imprenditoriali ubicate anche sul territorio toscano.

 

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