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Il suo QI è troppo alto, a rischio il sogno paralimpico per un ragazzo autistico

L’atleta riminese Luca Venturelli risulta ‘troppo intelligente’ per poter disputare gare all’estero


RIMINI. È una stella nascente dell’atletica paralimpica. Vanta diversi titoli alle spalle negli 800 e 1.500 metri, anche negli ultimi Campionati di Padova.

Tuttavia la sua eventuale partecipazione a gare all’estero, come le paralimpiadi, potrebbe sfumare a causa del suo quoziente intellettivo, considerato troppo alto.

È la storia dell’atleta Luca Venturelli, 18enne autistico, originario di Bellaria-Igea Marina (Rimini).

La vicenda è stata raccontata dal Corriere Romagna, con un’intervista al giovane, poi rilanciata dall’Ansa.

Sui suoi profili social, Luca ha scritto: “Questo periodo per me è stato molto difficile. Il mio percorso nell’atletica paralimpica è stato fermato e non potrò partecipare ai prossimi campionati europei e comunque non potrò gareggiare fuori Italia a causa del mio QI superiore a 75”.

Un duro colpo per il giovane romagnolo, campione della Federazione Italiana di Atletica Leggera e Fispes, che sempre sui social ha scritto: “Molto spesso le persone autistiche hanno QI molto alti, ma questo non significa che non abbiano difficoltà in molti ambiti: sociali, verbali, interessi assorbenti, sensoriali e nelle autonomie. Il QI intellettivo non ci rappresenta. Da parte nostra c’è la massima comprensione ma anche nello spettro autistico ci sono tante variabili e forse si potrebbe stilare una classificazione a parte”.

“Sono convinto che nella categoria di Luca, quindi delle disabilità intellettivo-relazionali, ci siano grossi passi ancora da compiere – ha aggiunto il delegato tecnico per l’Emilia-Romagna della Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali (Fispes) Marco Simoni, all’Ansa – Non solo ci sono delle limitazioni per la partecipazione, quali ad esempio il quoziente intellettivo, ma i ragazzi con questo tipo di disabilità, che anche rientrano nei canoni della Federazione Internazionale, alle Paralimpiadi possono fare solo quattro gare, ossia i 400, i 1.500, il salto in lungo e il getto del peso”.

La famiglia di Luca si è pure recata a Roma per parlare con Sandrino Porru, il presidente della Federazione paralimpica cui l’atleta appartiene. “Tutti sostengono le sue aspirazioni – ha commentato la madre – ma hanno le mani legate: potrà gareggiare solo nelle competizioni nazionali”.

Una situazione complicata, dunque. La speranza che cambi qualcosa, altrimenti il giovane avrà le ali tarpate.

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