Oltre al nome del famoso e pluripremiato giornalista, espressione del Molise che si fa valere fuori regione, c’è anche chi vedrebbe bene un ritorno nell’agone politico dell’ex presidente della Regione ed esponente di spicco del Consiglio d’Europa. Caldi anche i nomi di Facciolla, Fanelli, Gravina e Greco, mentre si ragiona sul metodo: accordo dal tavolo delle trattative o Primarie


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. La tentazione dell’outsider e il ritorno alla fascinazione dell’Ulivo, l’ampia convergenza che vent’anni fa portò alla guida della Regione il centrosinistra.

Due ipotesi e due strategie opposte, quelle che cominciano a tenere banco nel ‘totocandidature’ che comincia ad animarsi in attesa che il Ministero dell’Interno chiarisca se ci sarà l’Election day, e quindi se il Molise andrà alle urne con Lazio e Lombardia a febbraio o se, al contrario, si voterà a scadenza naturale di legislatura. Tra marzo e giugno, un mese prima o due mesi dopo rispetto alla data della precedente tornata elettorale, il 22 aprile 2018.

Ma ecco i primi nomi. Il più caldo è quello di cui si parla da mesi e che era stato preso in considerazione anche per le Politiche, vale a dire il giornalista Domenico Iannacone, nome che non ha bisogno di presentazioni. Originario di Torella del Sannio, per lui tantissimi riconoscimenti, tra questi più di una volta il Premio Ilaria Alpi, Iannacone ha firmato alcune delle più belle trasmissioni degli ultimi anni, da ‘I dieci comandamenti’ e ‘Che ci faccio qui’. Espressione del Molise che si fa valere fuori regione.

La sua presenza più frequente del solito in Molise, per eventi culturali appena svolti o in programma, dimostrerebbe il suo interesse a prendere almeno in considerazione la sollecitazione a scendere in campo. Che starebbe arrivando dalla cosiddetta società civile, che sarebbe gradita anche da parte del Pd e M5s, oltre che dai partiti e dai movimenti, tra questi anche Volt, per tentare di replicare l’esperimento che ha portato Piero Castrataro a conquistare la città di Isernia.

Iannacone nome nuovo, outsider, da contrapporre al candidato o ai candidati del centrodestra (l’ex governatore Michele Iorio sembra intenzionato a scendere in campo sia se gli sarà proposto di guidare la sua coalizione che con una sua squadra), per tentare di riconquistare la guida di Palazzo Vitale.

E poi c’è l’ipotesi ritorno. Qualcuno direbbe nostalgia. In questo caso il nome che trapela è quello di Giovanni Di Stasi, figura di spicco del Consiglio d’Europa, dopo essere stato deputato e presidente della Regione dal 2000 al 2001, prima che la sua legislatura venisse interrotta anticipatamente per l’accoglimento, da parte del Consiglio di Stato, del ricorso elettorale. Un nome, quello di Di Stasi, che sarebbe emerso anche questo da tempo. Gradito a ex amministratori da un po’ lontani dalla scena politica. E da chi tiene viva la suggestione dell’Ulivo. Coalizione di centrosinistra ad ampio raggio.

Tutto ovviamente passa dalla definizione del campo delle alleanze, se ‘largo’ come auspicato dal segretario del Pd Vittorino Facciolla, per il quale va messo in campo un fronte che va dalla Sinistra dello schieramento, al Pd, al M5s, al Terzo Polo, passando per i civici. O, come sostiene apertamente il M5s, senza i moderati di Renzi e Calenda.

Ci sono poi i nomi di partito e di movimento. Dal segretario dem Vittorino Facciolla al capogruppo regionale Micaela Fanelli, ai pentastellati Andrea Greco e Roberto Gravina. Tutti nomi sul tavolo. Con i moderati pronti a calare il proprio asso. O a fare da sponda per Iannacone o lo stesso Di Stasi.

Resta la questione, non di poco conto, del metodo. Vale a dire il criterio di scelta del candidato governatore. Se dal tavolo delle trattative, nel caso di accordo su un unico nome, che comporterebbe comunque qualche passo indietro da parte di chi già si stava muovendo sul territorio, o con il ricorso alle Primarie. Legittimando la scelta per mezzo di una consultazione cara al centrosinistra. Per cercare, oltre al placet delle segreterie, anche l’avallo popolare. Per quanto di area.