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Lavoro, in Molise cresce il numero degli occupati: in un anno 3mila in più

Lo studio  della Cgia analizzando i dati Istat relativi al 2023. In provincia di Campobasso va meglio che nell’Isernino


CAMPOBASSO/ISERNIA. Un momento particolarmente positivo per il mercato del lavoro in Italia e, anche in Molise, nel 2023 gli occupati sono cresciuti rispetto all’anno precedente di 3mila unità raggiungendo quota 106mila. Questo quanto emerge dallo studio della Cgia su dati Istat.

La provincia di Campobasso fa segnare il numero maggiore di occupati, circa 77 mila, +4,5% rispetto al 2022, oltre 29 mila a Isernia (+0,2%).

A livello nazionale, nel 2023, la platea degli occupati in Italia ha toccato i 23,6 milioni di unità, 471 mila in più rispetto al periodo pre-Covid, di cui 213 mila hanno interessato il Mezzogiorno che è stata la ripartizione geografica che ha registrato l’incremento percentuale più elevato del Paese (+3,5 per cento).

“Le previsioni, inoltre, ci dicono che lo stock complessivo degli occupati – evidenzia inoltre lo studio – è destinato a crescere ulteriormente, sfiorando i 24 milioni di addetti entro il 2025. Sempre l’anno scorso abbiamo raggiunto una incidenza dell’84 per cento di coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo in determinato (15,57 milioni su 18,54 milioni) sul totale dei lavoratori dipendenti. Se confrontiamo il numero di lavoratori dipendenti del 2023 con il posto fisso sempre con lo stesso dato del periodo pre-pandemico, l’aumento è stato di 742 mila unità (+5 per cento)”.

Risultati importanti, dunque, ma permangono ancora delle criticità che fatichiamo a superare. “La principale – evidenzia la Cgia – rimane il basso tasso di occupazione; tra i 20 Paesi dell’Area dell’Euro, l’Italia è fanalino di coda con un ‘misero’ 61,5 per cento, contro una media dell’Eurozona del 70,1 per cento. Non va trascurato nemmeno il trend registrato dai lavoratori autonomi; rispetto al 2019 sono scesi di 223 mila unità (-4,2 per cento), nonostante nell’ultimo anno ci sia stato un leggero segnale di ripresa pari +62 mila unità (+1,3 per cento) Senza contare che purtroppo  contiamo storicamente su livelli retributivi mediamente più bassi degli altri Paesi dell’UE, a causa di un livello di produttività del lavoro molto basso, di un tasso dei NEET elevatissimo e di un tasso occupazionale relativo alle donne più contenuto di tutta Europa”.

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