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Centrodestra, l'esercito dei traditori: per Iorio il nemico 'in casa'

Michele Iorio
Michele Iorio

ISERNIA. I traditori ce li aveva in casa. In provincia d’Isernia. Nel suo feudo. Ben nascosti. Camuffati da vassalli sorridenti ma con la segreta ambizione di far cadere il sovrano. Michele Iorio, ex presidente della Regione Molise, è stato pugnalato alle spalle, politicamente parlando. Ma oggi, a urne, chiuse, a smascherare i suoi finti supporters è l’implacabile verità contenuta nella legge dei numeri, che svela i giochi di potere di una campagna elettorale decisa dai retroscena. Iorio è stato impallinato da quanti hanno fatto campagna elettorale per sé, ma non per lui. La dimostrazione? Eccola servita. Partiamo dal confronto del dato dell’election day. Il centrodestra, alle Politiche, in provincia d’Isernia si è difeso bene. Sia alla Camera che al Senato. Nel primo caso, la coalizione di Silvio Berlusconi ha ottenuto 16.996 voti, pari al 33,16 per cento delle preferenze. Nel secondo, 7.108 voti, pari al 36,83 per cento. Facendo un raffronto con il risultato delle Regionali, si nota una dispersione di consensi compresa in una forbice tra i 9.9 e i 13.5 punti percentuali. Al proporzionale la coalizione dell’ex governatore del Molise, nella sua provincia di provenienza, si ferma al 23.26 per cento, pari a 10mila 140 voti. Precisiamo subito: per le due competizioni elettorali il sistema di voto è diverso. E poi, a Isernia mancava la lista del Pdl. Ma su quest’ultimo aspetto torneremo dopo. Prima, è necessario fare un confronto anche con il dato del maggioritario. Iorio, stavolta, è andato meglio delle sue liste: 26.80 per cento, pari a 14.004 consensi. Ma, paragonando tale risultato con quello delle Politiche, si nota come, alla Camera, il centrodestra abbia ottenuto 7 punti percentuali in più del proprio candidato presidente della Regione. Peggio ancora al Senato, dove il divario aumenta fino a 10 punti. Guardiamo ora per un attimo in casa del centrosinistra. In provincia d’Isernia, alla Camera, la coalizione di Pierluigi Bersani ha preso il 27.12 per cento, pari a 13.901 voti. Al Senato, invece, il 27,96 per cento, pari a 12.990 voti. Guardando alle Regionali, si vede come la coalizione guidata da Paolo Frattura abbia letteralmente raddoppiato il consenso: 58,10 per cento pari a 25.321 voti. Ovvero, 34 punti percentuali più del centrodestra. Mentre il candidato presidente ha pescato il 49,15 per cento dei voti (+ 22.3 rispetto a Iorio), pari 25.678 preferenze. Tirando le somme, è lecito chiedersi: se in provincia d’Isernia, alle Regionali, il centrodestra di Iorio vale il 23.26 per cento, come fa alle Politiche a crescere di almeno 9.9 punti percentuali (alla Camera) fino ai 13.5 al Senato? Da dove vengono quei voti di differenza? Chi ha fatto votare centrodestra alle Politiche per poi votare centrosinistra alle Regionali? La risposta è la più semplice che esista, rileggendo i nomi dei candidati alla Camera e al Senato (leggi l’articolo). E qui il primo tradimento. Ma forse il più eclatante riguarda direttamente quanto avvenuto alle Regionali. Vediamo perché. Nel 2011, in provincia d’Isernia, il centrodestra presenta sette liste: Pdl, Progetto Molise, Adc, Udc, Grande Sud, Udeur e Molise Civile. Due anni dopo, con l’Udeur e l’Adc (tramutatosi nel movimento Rialzati Molise) passati a sinistra e, soprattutto, con l’esclusione del Pdl, le liste a supporto di Iorio saranno solo quattro. Il nodo, dunque, è proprio il Popolo delle Libertà, che nel 2011 presenta una superlista composta da Filoteo Di Sandro, Franco Giorgio Marinelli, Camillo Di Pasquale, Raffaele Mauro, Angela Crolla, Enzo Pontarelli e Nicandro Cotugno. Stavolta, con la riduzione dei consiglieri a quattro, il quadro cambia completamente. Di Sandro e Marinelli sono entrambi candidati al Senato, con l’avvocato agnonese che, tra l’altro, passa nel terzo polo di Monti, mentre l’ex sindaco di Venafro diventa un sostenitore di Patriciello, dunque di Frattura. Nella nuova lista, pertanto, figurano Lucio De Bernardo, primo eletto in provincia nel 2011 con 2.829 preferenze; la confermatissima Crolla; infine, le new entry Antonio Scampamorte e Christian Lombardozzi. Alle scorse Regionali, con sette candidati, il solo Pdl raggiunge quota inferiore di poche unità ai 14mila voti (pari al 26.2 per cento). E il candidato presidente Iorio riscuote 28.077 suffragi. Se a questo numero sottraiamo i voti presi nel maggioritario quest’anno (14.004), otteniamo appunto 14mila voti, che mancano al presidente Iorio. Quegli stessi apportati, nel 2011, dal Pdl, che stavolta non c’era. A questo punto la domanda sorge spontanea: ma i candidati consiglieri del 2011 e del 2013, cosa hanno fatto? Quanto hanno pesato? Quanto si sono impegnati per davvero per il loro presidente? Prima di sentirci rispondere che hanno fatto il possibile, citiamo un caso di scuola: l’elezione di Renata Polverini, nel 2010, alla Regione Lazio. Avvenuta nonostante l’esclusione, in provincia di Roma, proprio della lista del Pdl, che decise di far convergere i suoi voti sulla lista civica del presidente. E qui concludiamo: su chi hanno fatto convergere i loro voti, quelli del Pdl? Quanto hanno pesato candidati, militanti, dirigenti? La risposta, per Iorio, ancora una volta nei numeri.

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