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Isernia, punto nascite: “Ecco come abbiamo salvato il reparto”

La storia positiva del Veneziale approda sul Quotidiano Sanità con un articolo a cura del dirigente medico Angela Scungio


ISERNIA. In qualità di buon esempio di gestione sanitaria, approda sul Quotidiano Sanità la storia del Veneziale di Isernia, in particolare del salvataggio del punto nascita grazie all’abnegazione del personale e delle gestanti del territorio.

I particolari sono contenuti in un ricco articolo a cura della dottoressa Angela Scungio, dirigente medico dell’Unità Operativa Semplice del Reparto di Ostetricia e Ginecologia pentro e segretaria provinciale Aogoi.

“E’ da circa un anno e mezzo – si legge nell’incipit – che il nostro reparto, con l’impegno costante di medici, ostetriche e di tutti gli operatori sanitari, sta cercando di attuare innovazioni al fine di assicurare un servizio efficiente e di qualità. Utilizzare le risorse a disposizione convogliandole nelle aree di reale necessità, facendo fronte al progressivo depauperamento del personale sanitario, in parte dovuto a turnover per sopraggiunta anzianità di servizio in parte per cambi di mansioni e/o mobilità.

Essere sempre attenti all’appropriatezza dei ricoveri, – prosegue l’articolo (di cui si riportano stralci, ndr) – mettere a punto procedure e protocolli assistenziali, previa ricerca e studio delle linee guida, definire modalità e timing più accurato del parto in rapporto alle condizioni di patologia, una buona gestione delle induzioni al travaglio di parto con un corretto ricorso al taglio cesareo, hanno posto in essere modalità assistenziali che hanno ridotto notevolmente l’approccio medicalizzato non necessario del percorso nascita, implementando sempre di più l’informazione, l’accoglienza e l’umanizzazione del reparto.

Altro punto di forza della nostra Unità Operativa, nelle sue varie espressioni, è l’aver individuato, rafforzato ed assecondato il desiderio della donna di voler essere sostenuta a vivere liberamente l’esperienza della propria gravidanza; aumentare la capacità di resilienza delle neo mamme, garantendo a tutte le donne la continuità dell’assistenza con l’integrazione tra ospedale e territorio, rafforzando la collaborazione del Reparto di Ostetricia e Ginecologia del Veneziale con le sedi istituzionali di cura territoriali.

Ciò di fatto si traduce in un’attiva collaborazione con i consultori familiari pubblici e con le associazioni di volontariato.
Il punto nascita di Isernia collabora, se necessario, con i servizi della salute mentale per la diagnosi, cura ed assistenza della sindrome depressiva post-partum, inoltre attua dimissione protetta nei casi di neomamme sole, straniere e donne che versano in particolari condizioni di povertà e abbandono”.

Di qui le somme. “A tutt’oggi si può affermare – spiega la dirigente Scungio – che il punto nascita di Isernia nel 2018 ha superato i punti di debolezza, rafforzando i punti di forza, raggiungendo livelli di performance significativi in termini di: raggiungimento e superamento del numero di 500 parti; contenimento del tasso dei Tagli cesarei, come previsto dall’Accordo Stato-Regioni; umanizzazione del percorso nascita (‘comforts’ e posizioni libere per travaglio e parto, ‘skin to skin’, clampaggio ritardato del cordone, effettuato per lo più dal papà presente in sala parto; donazione del sangue cordonale, ‘rooming in’, protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno con divieto assoluto di latte artificiale, se non in casi selezionati dal pediatra); facilitazione di accesso delle pazienti ai servizi ambulatoriali; implementazione del rapporto con il territorio della provincia di Isernia, cui aggiungere l’intensa attività ginecologica sia come diagnostica ecografica ed endoscopica che come attività chirurgica, con liste di attesa trasparenti”.

Insomma, una storia positiva tra i molteplici disagi del settore sanitario.

 

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