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Sanità, i commissari chiedono addetto stampa e segretaria. Di loro fiducia, ma pagati da noi

Tetto massimo,a quanto pare, anche per gli stipendi pattuiti per l’ex generale Giustini e l’ex manager Grossi: complessivamente la Regione Molise dovrebbe ‘sborsare’ sui 380mila euro annui


CAMPOBASSO. La lettera, di poche righe, è partita il 1° febbraio con posta certificata. Luogo di partenza, il terzo piano della sede della Regione Molise dove, con una sorta di rivoluzione della geografia degli uffici, ha trovato collocazione la struttura commissariale che si occupa di sanità.

Destinazione? Il quarto piano, dove il governatore Toma ha i suoi uffici.

Il mittente è Angelo Giustini: nella comunicazione ufficiale inviata al presidente della Regione Molise chiede di provvedere alla contrattualizzazione (e quindi anche agli stipendi) di un addetto stampa e di un collaboratore. Figure che dovranno essere scelte dalla struttura commissariale e, quindi, di ‘fiducia’ dell’ex generale. Nulla questio se non fosse che paga Pantalone, cioè la Regione Molise.

Soldi che si aggiungono ai cospicui emolumenti che spettano al commissario Angelo Giustini e al sub commissario Ida Grossi che, a quanto è dato sapere, avrebbero pattuito per il massimo o quasi della spesa ammissibile. Duecentomila annui per il medico cardiologo e generale in pensione delle Fiamme Gialle, indicato dalla Lega; 180mila per l’ex direttore generale dell’Asl di Asti, sponsorizzata dal Movimento 5 Stelle. Che, ove mai fosse confermata l’indiscrezione, sarebbe di poco diverso dalle spettanze erogate al suo predecessore, quel Gerardo Di Martino (nominato da Renzi) che ha guadagnato 14mila 600 euro al mese anche quando non poteva esercitare il ruolo di subcommissario, visto che non esisteva un commissario.

Per le necessità di spostamenti sul territorio regionale, invece, nessuna richiesta particolare. Bastano un’automobile e un autista. Il presidente Toma potrà scegliere tra il personale in servizio e nel fornitissimo parco auto regionale. E, di certo, qualcosa fa presagire che non si tratterà di una fuoriserie ma, al massimo, di una comodissima Panda.

I due commissari, nominati dopo un lungo periodo di attesa cadenzato dagli adempimenti governativi, sono operativi da un paio di mesi. Sono ‘ospitati’ negli uffici al terzo piano di via Genova dove ha sede anche la Direzione regionale della Salute. A gennaio però, visto che quelle stanze così spaziose erano interessanti anche per il sottosegretario alla presidenza, la dirigente Lolita Gallo e lo staff hanno lasciato gli uffici a Pallante che, stranamente, non ha la sua sede operativa al quarto piano, dove invece dovrebbe trovarsi il braccio destro del governatore.

Le insinuazioni si sprecano, come è intuibile. Una sorta di ‘controllo’ sulla struttura commissariale, con Quintino Pallante ‘novello James Bond’ per conto di Toma.

Al di là della facile ironia, di certo c’è che tra il Governo regionale e la struttura commissariale i rapporti non sono partiti con il piede giusto. Toma non ha affatto digerito la questione dell’incompatibilità tra i ruoli di presidente e commissario, reintrodotta dal Governo Conte. Per mesi ha ribattuto a muso duro, ha incassato il sostegno della Conferenza delle Regioni, ha sperato in un aiutino da quel Matteo Salvini che qui, nella Giunta regionale, ha anche un assessore esterno. Nulla di nulla.

Poi, tanto per calmare gli animi, ha deciso di ricorrere al Tar e alla Corte costituzionale contro il decreto di nomina della struttura commissariale agitando la questione di legittimità costituzionale e il conflitto di competenza tra Stato e Regioni per quella ‘maledetta’ incompatibilità tra presidente e commissario ad acta, che ha lo travolto come un ‘sinistroide’ qualsiasi. Lui, eletto con il centrodestra e con un esponente della Lega in Giunta, tra l’altro ‘suggerito’ proprio da Salvini, trattato come De Luca!

Che l’atmosfera non sia di quelle idilliache lo dimostrano anche le parole usate dal commissario ad acta nella garbata ma perentoria lettera con la quale si comunica che occorre provvedere allo staff di fiducia.

“Sicuro dello spirito di collaborazione che caratterizzerà la scrivente struttura e codesta spettabile Presidenza…”. E già, il generale Giustini spera ci saranno rapporti cordiali almeno da qui in avanti perché, tecnicamente, la struttura commissariale si è insediata ed è operativa dalla fine di novembre. Quindi i rapporti, a giudicare dal tempo verbale utilizzato nella lettera, ad oggi non sarebbero ancora improntati del tutto alla collaborazione.

I 5 Stelle hanno parlato, solo qualche giorno fa, di atti di ‘bullismo’ nei confronti della struttura commissariale messi in atto dalla Regione: uffici sguarniti dei più elementari supporti, quelli indispensabili per poter lavorare. Poca o scarsa collaborazione con le strutture. Mal comune mezzo gaudio, visto che il ministro Di Maio in persona avrebbe confermato al portavoce Greco che questo ‘mobbing istituzionale’ avviene anche nelle altre regioni dove si sono insediate le strutture commissariali.

Non andrà di certo meglio dopo le richieste ufficiali, avanzate alla Regione, di procedere alla contrattualizzazione di un addetto stampa e di un collaboratore. Di fiducia loro, certo, ma pagati da noi.

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