L’esito degli studi scientifici provenienti sia dalla Cina che dall’Italia. Nel Belpaese il Covid-19 circolava già settimane prima dell’individuazione del paziente di Codogno


Sarebbero tre i ceppi di coronavirus in circolazione: dal più violento a quello più leggero.
Un’ipotesi lanciata nei giorni scorsi dal presidente dei biologi italiani Vincenzo D’Anna su Dagospia, che oggi troverebbe conferme in uno studio cinese pubblicato sulla ”National Science Review”, ma anche nelle parole degli scienziati dell’Ospedale Sacco e dall’Università di Milano, secondo cui esistono diverse sequenze genetiche, di cui una o più di esse circolava nel Nord Italia ”diverse settimane” prima dell’emersione del cosiddetto ‘paziente uno’ di Codogno.

L’articolo cinese – riferisce ancora Dagospia – dice, in sostanza, che esistono due tipi di SARS-CoV-2: uno che gira da più tempo, più debole e dunque più contagioso, che comporta negli infettati sintomi lievi, tanto da non intralciare il regolare svolgimento delle attività quotidiane.
Il secondo, invece, è molto più aggressivo, causa febbre altissima, polmonite e richiede il ricovero. Cosa, quest’ultima, che impedisce al virus di propagarsi. Questo non è l’obiettivo di un virus, il quale punta a viaggiare di ospite in ospite e a fuggire l’isolamento.
Questo significa che il SARS-CoV-2 tenderà a diventare meno letale col passare delle settimane, per poter continuare a riprodursi senza ammazzare i suoi ospiti.
Nello studio è stata studiata l’estensione della divergenza molecolare tra SARS-CoV-2 e altri coronavirus correlati. Sebbene sia stata riscontrata solo una variabilità del 4% nei nucleotidi genomici tra SARS-CoV-2 e un coronavirus legato alla SAR di pipistrello (SARSr-CoV; RaTG13), la differenza nei siti neutri era del 17%, suggerendo che la divergenza tra i due virus è molto maggiore di quanto precedentemente stimato.

In Italia, invece, è stata ottenuta la mappa genetica completa dei ceppi del coronavirus SarsCoV2 in circolazione, grazie alle ricerche del gruppo dell’Università Statale di Milano e dall’Ospedale Sacco, coordinato da Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli, lo stesso che aveva isolato i 3 ceppi del virus nell’area di Codogno. Dalla sequenza genetica emerge la parentela con i virus in circolazione in altri Paesi europei e conferma l’origine dalla Cina.
Dalla prima analisi – si legge su Dagospia – è emerso, infatti, che il coronavirus isolato da tre persone in Lombardia ha forti analogie con le sequenze genetiche del coronavirus del primo caso rilevato in Italia, quello del turista cinese ricoverato nell’ospedale Spallanzani di Roma con la moglie, e del paziente uno di Codogno, entrambe ottenute da Istituto Superiore di Sanità (Iss) e Policlinico Militare Celio di Roma. Forti anche le analogie con i virus isolati in Europa, soprattutto in Germania e in Finlandia, e in America Centrale e Meridionale. L’analisi, rileva l’ospedale Sacco, conferma comunque l’origine cinese dell’infezione. Lo studio di ulteriori genomi, in corso, potrà fornire stime più precise su ingresso del virus in Italia e possibili vie di diffusione.

 

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