HomeSenza categoriaDa Tonino a Gigino: la fine della stagione d'oro dei pm

Da Tonino a Gigino: la fine della stagione d’oro dei pm

 

 

CAMPOBASSO. Si fa un gran parlare in queste ore della fine poco glòriosa della stagione dei pm in politica. Il Molise c’entra eccome perché il capostipite di un’intera generazione di leader popolari con la toga è un certo Tonino Di Pietro da Montenero. Il dibattito di oggi si infiamma intorno alla vicenda giudiziaria che coinvolge il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che, condannato in primo grado a un anno e tre mesi nel processo Why Not, rifiuta di dimittersi (come previsto dalla legge Severino) e diventa un tormentone sul web e sui social per un atteggiamento che nel migliore dei casi viene definito incoerente e contraddittorio. Perché un ex pm, sottolineano in tanti, non può certo permettersi di dichiarare guerra a una legge, giusta o sbagliata che sia.

Ma De Magistris è in affanno anche per l’evidente calo di consensi registrato nel capoluogo campano, in perfetta linea col declino di tutti coloro che nell’ultimo ventennio hanno deciso di abbandonare i tribunali per buttarsi nelle mischie elettorali. Eclatante il caso Ingroia, finito presto nel dimenticatoio dopo che per anni era stato sulla cresta dell’onda e considerato l’eroe dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Va decisamente meglio al pioniere Di Pietro senior, che di sicuro non vanta più la popolarità di un tempo ma che almeno nella sua piccola regione sembra conservare simpatie e sostegno da parte degli elettori. Lui, come il capostipite degli imprenditori in politica Silvio Berlusconi, tutto sommato resiste grazie a pregi e difetti caratteriali che lo rendono un maestro della comunicazione e ormai un esperto della politica. I due, così lontani e così vicini, sopravvivono alle mode e al tramonto delle rispettive immagini: il giustiziere della notte da un lato, l’uomo che si è fatto da solo dall’altro.

Ma al di là delle appartenze, dei partiti, dei personaggi e delle coaliozioni, sembra scemare oggi la convinzione nata ai tempi di tangentopoli che il giustizialismo sia per forza sinonimo di giustizia e la caccia alle streghe il naturale presupposto della legalità. L’auspicio miogliore che si possa fare è che ognuno torni a svolgere il rispettivo ruolo nel miglior modo possibile, senza pericolose e avventate contaminazioni. Che lo Stato di diritto torni davvero ad essere garante di democrazia, senza la necessità di sventolare inutilmente manette al posto di striscioni e bandiere.

Jones

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