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Ittierre: Oti ferma al palo, Ikf vola

MILANO. Un anno fa volevano acquistare Ittierre, ma la loro proposta fu giudicata meno allettante di quella della Hdc di Antonio Rosati. Oggi, a quasi dodici mesi di distanza, la Oti, nuova creatura sorta dalla ceneri della Ittierre Spa di Antonio Bianchi, è ferma al palo. Mentre Ikf, l’altra società interessata al polo tessile di Pettoranello, va a gonfie vele nella sua azione di rilancio di imprese in crisi. Lo si apprende da varie testate specializzate in moda ed economia: da ‘Milano Finanza-Dow Jones’ a ‘fashionmagazine.it’, passando per il sito web del ‘Corriere della Sera’ i titoli sono tutti per loro.  

Pochi giorni fa, infatti, il gruppo Ikf  è riuscito ad ammettere la Luigi Botto Spa alla quotazione delle azioni sull’Euronext-Borsa di Parigi nel segmento Marché Libre dedicato alle piccole imprese. Un traguardo non da poco, visto che l’operazione di salvataggio del Lanificio Botto fu fatta ad ottobre 2013, quando Ikf – investing company quotata in Borsa in Italia e specializzata nell’acquisto e rilancio di aziende in crisi – siglò un accordo con la Botto Fila, prestigiosa azienda tessile biellese nota per i tessuti per abbigliamento maschile di alta gamma, che versava in situazione di difficoltà. Il contratto consisteva nell’affitto da parte di Ikf del ramo d’azienda della Botto Fila tramite una sua controllata al 98 per cento. Fu costituita una newco, la Lanificio Botto, che – come spiegato all’epoca dall’amministratore delegato di Ikf, Andrea Gritti, a ‘MF-Milano Finanza’ – ha come prodotti di punta tessuti di cachemere da uomo e stretch. I termini del contratto prevedevano un affitto della durata di tre anni a canone annuo di 120 mila euro e l’acquisto del magazzino di Botto Fila per un valore di 3 milioni, con la metà delle maestranze riassunte subito e l’altra metà in seguito, se i risultati di mercato ottenuti fossero stati positivi. Da qualche tempo la Luigi Botto sta spaziando anche in ambito furniture (complementi d’arredo, altro settore del made in Italy dove Ikf investe). Lo scorso 1° dicembre è stato deliberato l’aumento di capitale, che terminerà il 31 gennaio 2015. Ora, invece, l’approdo in Borsa, in Francia, per il segmento piccole imprese.

Insomma,  a guardare i fatti, per Ittierre si tratterebbe di un’ennesima occasione persa. Nel gennaio di quest’anno, ricordiamo, Ikf – per il tramite del dottor Lucio Di Gaetano, membro del Consiglio d’amministrazione dell’Ittierre spa – presentò un’offerta vincolante al giudice del tribunale di Isernia Emiliano Vassallo.  Un offerta finalizzata alla creazione di un pool di marchi, indicato provvisoriamente con il nome ‘Casa Italia’, con sinergie commerciali e industriali fra licenze rappresentative del made in Italy di alta gamma. Un polo che , appunto, il Lanificio Botto e Sintesi Arredamenti. Come si apprendeva da una nota diffusa dalla società di investimento milanese, “la Ikf per il tramite di una controllata newco (da costituirsi) stipulerà un contratto di stima, per 12 mesi, finalizzato alla vendita dei prodotti finiti Ittierre, nonché dei prodotti semilavorati anche detenuti da terzisti. Il canone d’affitto vero e proprio per la spa sarà di 300mila euro annui più Iva e comprenderà sia i beni immobili che quelli immateriali, come i software. Sul fronte delle maestranze, la Ikf conferma la volontà di assorbire almeno 100 dipendenti in 24 mesi e di assumere personale in proporzione al numero di licenze che sottoscriverà con gli operatori di moda, in ragione di 25 dipendenti circa per ogni nuova licenza. Il personale sarà assunto dalle liste di mobilità, dando quindi preferenza proprio agli ex Ittierre. Il successivo contratto di vendita, per 3 milioni, infine, sarà libero da pesi e obblighi che non dipendano dalla costituenda newco”. In partenza, per i primi sei mesi, il fondo d’investimento avrebbe assorbito solo 15 dipendenti: fu probabilmente proprio questa circostanza a spingere il tribunale pentro a preferire l’offerta di Rosati. A conti fatti, una replica di quanto accaduto nel 2011, quando la Albisetti di Bianchi fu preferita alla Borletti, con esiti tuttavia assolutamente opposti a quelle che erano le premesse.

Ora l’Ittierre-ter sembra a un punto morto: le Officine tessili italiane, ad oggi, non decollano assolutamente. Rosati  è in carcere, accusato dalla procura di Milano di una presunta maxifrode fiscale da 250milioni di euro; mentre il tribunale del Riesame di Isernia ha confermato il sequestro – operato dalla  Guardia di Finanza  – di oltre 150mila capi di Ferrè considerati contraffatti, su decreto di perquisizione del procuratore capo della Repubblica pentro, Paolo Albano. A ciò si aggiunga che la nuova azienda non ha ancora trovato l’accordo con i commissari governativi circa il canone di fitto degli immobili di Pettoranello del Molise; stessa situazione con la famiglia Cimorelli, proprietaria dello stabilimento di Roccaravindola che ospitava l’outlet It Fashion, smantellato definitivamente già da qualche settimana. Considerato tutto, forse un ritorno in Molise di Ikf sarebbe anche da auspicare, qualora vi fossero le condizioni e – soprattutto – l’interessamento, ancor oggi, della società lombarda. La quale, intanto, si gode i successi in terra transalpina.

 

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