HomeNotizieCRONACADroga, tornano in carcere due rom di Venafro

Droga, tornano in carcere due rom di Venafro

VENAFRO. Tornano in carcere due rom di Venafro, 35 e 65 anni, arrestati il 6 marzo scorso nell’ambito dell’operazione antidroga ‘Last dose’. I due, di recente rimessi in libertà, sono stati destinatari di una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Isernia, su richiesta della locale procura della Repubblica, sempre nell’ambito della medesima indagine. A carico dei due, infatti, sono emerse nuove risultanze investigative. 

Questi i numeri dell’operazione nel suo complesso: 6 gli arresti in flagranza di reato, 15 gli indagati a piede libero, 15 le perquisizioni domiciliari con 160 assuntori accertati, 30 dei quali denunciati (residenti, oltre che nella provincia di Isernia, anche in quelle di Caserta, Napoli, Frosinone, Campobasso, Pescara e L’Aquila), 70 militari impegnati, 20mila conversazioni captate, 1.500 ore di immagini registrate, 1.000 dosi di stupefacenti e 7mila euro in contanti sequestrati. Cifre che parlano da sole, a dimostrazione di come l’attività di spaccio, tra Isernia e Venafro, fosse fiorente e strutturata.

I dettagli erano stati forniti dal procuratore capo della Repubblica di Isernia, Paolo Albano, durante la conferenza stampa presso il Comando provinciale dei carabinieri: accanto a lui, il capitano Salvatore Vitiello, a capo del Nucleo Investigativo pentro e il comandante della Compagnia di Venafro Giuseppe Fedele.

Le indagini che hanno portato all’operazione ‘Last Dose’ si sono sviluppate nell’arco di circa un anno e mezzo, permettendo di smantellare un’attività criminale dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti nella provincia di Isernia. A condurle, il Nucleo Investigativo di Isernia con la fattiva collaborazione dell’Aliquota operativa della Compagnia dei carabinieri di Venafro, cui si sono aggiunti anche i militari della Compagnia di Isernia, supportati da unità specializzate per la ricerca di stupefacenti dei Nuclei cinofili dell’Arma di Chieti e Napoli.

IL CAPO ALBANESE. Perno principale dell’inchiesta, un albanese di 26 anni, residente a Pozzilli, conosciuto con il nomignolo di ‘Rudi’. L’uomo provvedeva all’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, principalmente cocaina, hashish e marijuana, ma anche eroina, sul mercato dello spaccio di Castelvolturno (Caserta), gestito principalmente da nigeriani e altri immigrati di colore. Quando la merce su quella piazza scarseggiava, l’alternativa era il famigerato quartiere Scampia di Napoli.

I CINQUE ROM MOLISANI. Una volta rifornitosi, portava la droga in Molise e la distribuiva a cinque soggetti di etnia rom che gestivano le piazze di Venafro e Isernia: quattro residenti a Venafro (due 38enni, un 35enne e un 65enne), e uno nel capoluogo di provincia, 36 anni. Personaggi che, come dichiarato dal dottor Albano, “facevano dello spaccio un sistema di vita, senza essere assuntori”.

MINORI USATI SENZA SCRUPOLI. La droga veniva ceduta anche ai ragazzi delle scuole della provincia. I sei indagati, inoltre, utilizzavano anche le mogli e i figli minorenni per le attività di spaccio al dettaglio, in particolare i due figli – 12 e 14 anni – di uno degli arrestati.

Ancor più clamoroso, poi, il caso di un pacchetto contenente stupefacenti, consegnato servendosi della figlia di un altro degli accusati: una bimba di soli due anni e mezzo, perfettamente inconsapevole di cosa stesse facendo. Ma costretta a farlo. In qualche circostanza, inoltre, gli acquirenti hanno anche pagato con assegni, pur di avere la ‘roba’.

Ben settanta i carabinieri impegnati, sia in attività tradizionali quali i servizi di osservazione, pedinamento e controllo, sia in attività tecniche, quali intercettazioni telefoniche e riprese video e fotografiche. Importante, poi, l’attività di decodifica del linguaggio in codice utilizzato tra pusher e tossicodipendenti: frasi allusive quali “portami una birra” oppure “mezza birra”, o ancora “andiamoci a fare il bagno” erano solo alcune delle espressioni captate, con le quali i soggetti coinvolti tentavano di criptare i loro traffici.

Nel corso delle operazioni, infatti, è stata data esecuzione a quindici decreti di perquisizione domiciliare emessi nei confronti di altrettanti indagati coinvolti a vario titolo nell’attività delittuosa. In tale contesto è stato rinvenuto e sequestrato un ulteriore quantitativo di cocaina, sostanze da taglio e una somma contante pari a circa 7mila euro, sempre frutto dell’attività di spaccio.

 

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