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In piazza contro le ‘serrate’ del Dpcm. Titolari di palestre e ristoratori: volete farci chiudere

Questa mattina la protesta sotto la Prefettura. La preoccupazione degli operatori, per la tenuta economica di un settore già fiaccato dal lockdown della scorsa primavera


CAMPOBASSO. “Volete farci chiudere”. E’ un grido di dolore, che riassume rabbia e preoccupazione, quello espresso da gestori di centri sportivi, piscine e palestre e dai titolari di bar, pub, enoteche, pizzerie e ristoranti, che ieri hanno protestato sotto la sede del Consiglio regionale e questa mattina in piazza Pepe, sotto la Prefettura, contro le disposizioni dell’ultimo Dpcm del premier Giuseppe Conte, che per alcuni impone la serrata alle 18 e per altri la sospensione dell’attività, per contenere la diffusione dell’epidemia da Covid-19.

Una “manifestazione pacifica”, come era stata annunciata, accesa nei toni, ma contenuta nei modi, che non ha nascosto il malessere e i timori per un futuro che c’è già chi immagina più nero, con l’ombra di un nuovo lockdown che aleggia nell’aria, vista l’impennata di contagi, in Italia ma anche in Molise. 

“Protestiamo contro un colpo di mano fatto per coprire i propri errori, sprechi e mancati controlli dopo il liberi tutti”, ha chiarito Paolo Santangelo, presidente regionale Molise dell’Associazione pubblici esercizi (Apem) e della Federazione commercio, turismo e servizi (Federcomtur).

“Abbiamo ricevuto solo promesse – ancora le sue parole – su incentivi e ristori economici che non arriveranno a breve e saranno comunque insufficienti, considerando quanto già patito dalle imprese a marzo. Non siamo irresponsabili rispetto alla gravissima situazione sanitaria – ha aggiunto – Rispettiamo il virus e coloro che soffrono, ma se stiamo così la colpa è di chi in 6 mesi non ha fatto nulla, affidandosi solo alla sorte”.

All’appello al governatore Donato Toma, “ad ascoltare le nostre istanze, da riportare al governo centrale”, si è aggiunto quello rivolto al Prefetto Maria Guia Federico, ad avere un confronto innanzitutto e poi a comprendere le ragioni e la disperazione di chi teme di non farcela a salvare l’attività. Visto che il dramma economico segue di pari passo – era stato così anche a marzo – l’emergenza sanitaria.

Carmen Sepede

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