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Troppi dirigenti, tegola per la Regione Molise: la Corte costituzionale ‘censura’ la Legge di stabilità 2019

La sentenza con cui i giudici dichiarano illegittimi alcuni articoli, con particolare riferimento alla definizione dell’organigramma dell’ente, evidenzia illegittimità nelle nomine e nel compenso di alcune figure apicali


CAMPOBASSO. Durissima sentenza della Corte costituzionale nei confronti della Regione Molise. Un pronunciamento – il numero 227 del 30 ottobre 2020 – dichiara illegittimi diversi articoli della Legge di stabilità 2019 in materia di trattamento economico delle posizioni dirigenziali e non solo. E pone ora interrogativi sull’attuale ma soprattutto futuro assetto organizzativo della Regione stessa.

Più nel dettaglio, la Corte ‘censura’ l’introduzione dei seguenti principi:

  1. Il trattamento economico dell’amministratore unico dell’Arsarp, l’Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo, che deve essere nominato tra i dirigenti regionali, si conforma a quello dei dirigenti stessi, mentre è stata abrogata la disposizione che stabiliva per l’amministratore unico il trattamento omnicomprensivo non eccedente il 70% della retribuzione dei dirigenti in servizio presso la Regione Molise;
  2. L’incremento del trattamento economico dell’amministratore unico senza la necessaria copertura finanziaria;
  3. Il principio che pone gli oneri finanziari del personale in comando presso altri enti a carico dei rispettivi enti di appartenenza e non a carico di quelli di destinazione;
  4. La previsione dell’istituto del comando, non contemplata dal legislatore statale in ordine al contenimento della spesa, anziché del distacco;
  5. Una deroga ai limiti percentuali fissati dallo Stato per il numero dei dirigenti, escludendo alcune posizioni conferite dalla Giunta regionale dal computo della dotazione;
  6. Il principio in materia di gestione dei rifiuti che prevede la limitazione sul territorio dello smaltimento dei rifiuti speciali extraregionali, norma in contrasto con la materia di tutela ambientale di competenza statale che stabilisce, invece, per i rifiuti speciali la libera circolazione sul territorio.

I giudici si mostrano particolarmente duri, scrivendo nero su bianco che “la Regione persevera su di una strada dichiarata non percorribile da questa Corte, obbligandola a un nuovo intervento, con il quale ribadire che le norme impugnate contrastano con entrambi i parametri costituzionali invocati dalla difesa dello Stato”.

In sostanza, la Regione è giudicata recidiva nella sua condotta specie per quanto concerne le “norme in materia di organizzazione dell’amministrazione regionale e del personale con qualifica dirigenziale”. Il citato punto 5, in particolare, sancisce – in parole povere – che sono stati nominati più dirigenti di quanto fosse possibile. La Regione ha sforato il limite e ora bisogna capire quali saranno gli effetti di tale sentenza sull’organigramma interno. Non si esclude, inoltre, l’ipotesi di danno erariale.

Una tegola per l’ente di via Genova, che dovrà in qualche modo correre ai ripari.   

LEGGI QUI LA SENTENZA

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