HomeNotizieCRONACABancarotta fraudolenta, il Riesame ha deciso: Camillo Colella resta in carcere

Bancarotta fraudolenta, il Riesame ha deciso: Camillo Colella resta in carcere

Rigettata l’istanza di revoca della misura cautelare per l’imprenditore isernino arrestato lo scorso 27 gennaio dalla Finanza


ISERNIA/ROMA. Bancarotta fraudolenta: l’imprenditore isernino Camillo Colella resta in carcere. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame di Roma che ha rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare.

camillo colellaCome noto, l’imprenditore isernino, è stato arrestato lo scorso 27 gennaio dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta legata al fallimento della società immobiliare edile Como srl. Da circa venti giorni è recluso nel penitenziario isernino di Ponte San Leonardo.

L’istanza di riesame era stata presentata dall’avvocato del patron delle acque minerali Alessandro Diddi in quanto il gip del tribunale di Roma Massimo Marasca aveva rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare in carcere.

“Purtroppo – afferma l’avvocato Diddi – non ci sorprende che il Tribunale della Libertà dopo nemmeno 24 ore abbia rigettato, allo stato ancora senza motivazioni, la richiesta di riesame presentata da Camillo Colella. È sempre spiacevole parlare di accanimento giudiziario, tuttavia va ribadito che Camillo Colella ha collaborato con l’Autorità Giudiziaria sin dall’inizio, fornendo un apporto conoscitivo essenziale la cui valenza non è stata adeguatamente riconosciuta. Non ci fermeremo qui e già nelle prossime ore predisporremo le ulteriori iniziative difensive necessarie a garantire al nostro assistito tutte le facoltà che l’ordinamento gli attribuisce. Non c’è spazio nel nostro sistema penale per provvedimenti di carcerazione preventiva, attendiamo le motivazioni del Tribunale per capire come mai le esigenze cautelari, contrariamente a quanto prospettato da questa difesa, si ritengono non solo ancora attuali, a distanza di anni dai fatti contestati, ma addirittura non appagabili attraverso misure meno gravose, che debbono sempre essere preferite alla custodia inframuraria, a maggior ragione in relazione a reati economici della specie di quello per cui Colella è indagato”.

“Una decisione – evidenzia l’avvocato Piergerardo Santoro, che insieme a Diddi cura la difesa di Colella – che certamente va rispettata ma che non è condivisibile, inserendosi nella deprecabile prassi che continua ad applicare la massima misura cautelare in relazione a reati economici la cui soglia di pericolosità è ontologicamente più arretrata rispetto ad altri delitti di ben più grave allarme sociale, per i quali è il codice di rito ad indicare la custodia carceraria come via ordinaria. L’istanza di riesame era ampiamente motivata sia in punto di delibazione delle singole operazioni contestate che, soprattutto, di insussistenza delle ritenute esigenze cautelari, non più attuali e concrete in quanto riferite a fatti che sarebbero stati commessi oltre due anni prima dell’arresto, la cui reiterazione sarebbe peraltro impossibile allo stato, tenuto conto che i beni coinvolti nei fatti contestati sono attualmente sotto sequestro. Già nelle prossime ore procederemo, sempre in ottica collaborativa,  a richiedere un nuovo interrogatorio, che Camillo Colella intende rendere davanti all’autorità giudiziaria. Resta il dispiacere per la conferma di un provvedimento che sembra assumere nel caso di specie natura punitiva ed anticipatoria di una eventuale, futura condanna che solo un giudizio di merito potrà stabilire; ciò che, in un sistema che dovrebbe fondarsi sulla presunzione di innocenza, onestamente non può che lasciare sgomenti”.

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