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L’eredità della pandemia: liste bloccate e rinuncia alle visite, così i molisani hanno smesso di curarsi

I dati dal ‘Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità’, presentato oggi da Cittadinanzattiva


ROMA-CAMPOBASSO. Quasi due anni di attesa per una mammografia, circa un anno per un’ecografia, una tac, o un intervento ortopedico. E a rinunciare alle cure nel corso del 2021 è stato più di un cittadino su dieci. Screening oncologici in ritardo in oltre la metà dei territori regionali e coperture in calo per i vaccini ordinari.

Questo il lascito della pandemia, secondo il ‘Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità’, presentato oggi da Cittadinanzattiva, il cui monitoraggio svolto attraverso le proprie sedi regionali mostra una situazione molto critica quasi ovunque.

“Sconfortante – come si legge nella nota di Cittadinanzattiva –  l’esito delle verifiche relative ai percorsi di tutela attivati dalla Regione/Asl per arginare il fenomeno delle liste bloccate. Tali percorsi risultano attivi solo in Basilicata, Marche, Trentino Alto Adige e Umbria, nessuna misura sembra attivata in Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna e Toscana. Nessun dato è disponibile per le altre regioni, a conferma di quanto sia urgente introdurre misure di maggiore trasparenza sul blocco delle liste d’attesa”.

Secondo le analisi di Corte dei Conti e Agenas-Sant’Anna di Pisa, per quel che riguarda la specialistica ambulatoriale si è assistito a una riduzione complessiva fra 2019 e 2020 di oltre 144,5 milioni di prestazioni per un valore di 2,1 miliardi; il volume dei ricoveri totali erogati (ordinari e in day hospital) nelle strutture pubbliche o private si è ridotto di circa 1.775.000 prestazioni (meno 21 per cento, 14.4 per cento di quelli urgenti e meno 26 per cento degli ordinari). Le variazioni più marcate riguardano Calabria con un meno 30,6 per cento, Puglia con meno 28,1 per cento, Basilicata con meno 27,1 per cento, Campania meno 25 per cento. Nell’area oncologica, tra 2019 e 2020 c’è stata una riduzione di circa 5.100 interventi chirurgici per tumore alla mammella (meno 10 per cento a livello nazionale, con punte del 30 per cento in Calabria; circa 3.000 interventi in meno per tumore al colon retto (meno 17.7 per cento a livello nazionale, la riduzione maggiore nella provincia autonoma di Trento con un meno 39.6per cento); circa 1.700 interventi chirurgici in meno per tumore alla prostata (in particolare in Basilicata meno 41.7 per cento, in Sardegna meno 39.6 per cento e in Lombardia meno 31.1 per cento).

Nel 2021, l’11 per cento delle persone ha dichiarato di aver rinunciato a visite ed esami per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio (Rapporto Benessere equo e sostenibile Istat 2021). A livello regionale, permangono alcune situazioni particolarmente critiche: ad esempio in Sardegna dove la percentuale sale al 18.3 per cento, con un aumento di 6,6 punti percentuali rispetto al 2019; in Abruzzo la quota si stima pari al 13.8 per cento; in Molise e nel Lazio la quota è pari al 13.2 per cento, con un aumento di circa 5 punti percentuali rispetto a due anni prima.

Per quanto riguarda gli screening oncologici organizzati (dati del 2019) sono 7 le regioni che non raggiungono lo score ritenuto sufficiente secondo la griglia dei Livelli essenziali assistenza, pari a 9: Calabria (ferma a 2), Molise (3), Campania (3) Puglia (4), Sicilia (5), Basilicata (6), Lombardia (7).

Il 19,7 per cento delle segnalazioni ricevute da Cittadinanzattiva (sul totale di 13.748) riguarda proprio le difficoltà d’accesso alla prevenzione, in particolare alle vaccinazioni Covid (75.7 per cento), a quelle ordinarie (15.6 per cento) e agli screening oncologici (8.7 per cento). Nel 23per cento delle regioni Cittadinanzattiva ha evidenziato chiusure o rallentamenti delle sedute vaccinali: in particolare in Basilicata, Lombardia, Molise, Piemonte e Sardegna ci sono state criticità nell’avvio della campagna vaccinale antinfluenzale.

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