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Ernesto Sferra, Luana Paglione, Danilo Ciolli, Elvio Romano, Vittorio Tagliente e Michele Iavagnilio persero la vita tra le macerie del capoluogo abruzzese


CAMPOBASSO/ISERNIA. Il tempo che passa non può e non deve cancellare il ricordo di una tragedia che resta impresso nella memoria collettiva: sono trascorsi 14 anni dal violento terremoto che distrusse L’Aquila. Alle ore 3.32 del 6 aprile del 2009 una scossa di intensità 5,8 della scala Richter ridusse in macerie il capoluogo abruzzese: 309 le vittime, 1.600 i feriti, oltre 70mila gli sfollati.

Un inferno fatto di dolore a cui anche la nostra regione pagò un tributo altissimo. Tra le macerie della città persero la vita sei molisani: Ernesto Sferra, Luana Paglione, Danilo Ciolli, Elvio Romano, Vittorio Tagliente e Michele Iavagnilio.

LUANA PAGLONE. La 40enne originaria di Capracotta fu la prima ad essere estratta dalle macerie. La giovane donna rimase vittima del crollo della sua abitazione. Si salvarono però, la figlia di quattro anni e il marito. Luana viveva da anni a Onna con la famiglia.

ERNESTO SFERRA. Aveva 80 anni. Nato a Carovilli ma da sempre residente a Forlì del Sannio. L’uomo aveva deciso qualche mese prima del terremoto di trasferirsi a casa della figlia e del genero a L’Aquila. La casa crollò e per l’80enne non ci fu nulla da fare.

DANILO CIOLLI. Aveva 25 anni ed era di Carovilli. A L’Aquila si era trasferito da qualche anno per studiare. A Carovilli suonava in un gruppo musicale. Amava i Pink Floyd e Giorgia.

VITTORIO TAGLIENTE. Il corpo senza vita di Vittorio Tagliente, 25enne di Isernia, venne estratto la mattina dell’8 aprile dalle macerie di un edificio di via Sant’Andrea, nel centro de L’Aquila. Vittorio si era trasferito in Abruzzo insieme al suo amico Michele Iavagnilio. Studiava Ingegneria gestionale all’Aquila.

ELVIO ROMANO. Il 9 aprile il sottile filo di speranza al quale i familiari, la città di Bojano e tutti i molisani si aggrappavano si spezzò quando il corpo di Elvio Romano, studente di Ingegneria 24enne venne riconosciuto dal papà Bartolomeo e dallo zio dopo essere stato estratto dalle macerie.

MICHELE IAVAGNILIO. dopo quattro interminabili giorni di ricerche, anche il corpo senza vita dell’isernino Michele Iavagnilio venne estratto dalle macerie. Michele viveva nel capoluogo di regione abruzzese da diversi anni. Nel 2007, dopo la laurea, aveva cominciato a lavorare come operatore presso il centro che assiste bambini e ragazzi con autismo.

L’esigenza di fare memoria e chiedere giustizia continua a spingere persone ad aggregarsi alla fiaccolata lungo via XX Settembre, anche se la partecipazione è un po’ scesa rispetto agli anni precedenti alla pandemia. Ieri sera l’Aquila ha ricordato le vittime della tragedia di 14 anni fa. Come riferisce l’Ansa, ad accendere il braciere simbolo, posto nel Parco della Memoria di piazzale Paoli, sono state chiamate Cansu Sonmez, ricercatrice turca, dottoranda al Gran Sasso Science Institute dell’Aquila e Rasha Youssef, siriana, ingegnere chimico industriale, che lavora da diversi anni nel capoluogo, con collaborazioni anche in ateneo. Le luci hanno riscaldato la fredda notte di via XX Settembre anche per Siria e Turchia colpite dal terremoto del 6 febbraio scorso. Anche per questo motivo, all’iniziativa ha partecipato Hasan Enes Mabocoglu, in rappresentanza dell’ambasciata turca.

“Quello che è successo nel nostro Paese è devastante – ha detto – la mia presenza è il segnale di un ponte di solidarietà tra la Turchia e l’Italia, L’Aquila in particolare, la cui comunità ha vissuto un dolore analogo a quello che stiamo vivendo”. “Viviamo la serata del ricordo delle 309 vittime – ha detto il sindaco Pierluigi Biondi – e di tutto il cammino faticoso fatto per riconquistare una città normale, in grado di essere attrattiva, viva, in grado di poter ripartire da quello che aveva interrotto nella notte del 6 aprile”. Presenti anche comitati vittime di altri grandi tragedie italiane come Rigopiano e San Giuliano di Puglia.