Ascolese: “A rischio chiusura decine di aziende zootecniche”


CAMPOBASSO. Secco no di Coldiretti Molise alla paventata diminuzione del prezzo del latte alla stalla. Un’ipotesi, questa, definita dall’Organizzazione “inaccettabile” che potrebbe causare, insieme con l’aumento generale di costi, la chiusura di decine di aziende zootecniche della nostra regione.

“Non c’è ad oggi alcuna giustificazione – afferma il direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – che possa indurre a modifiche unilaterali del prezzo del latte alla stalla da parte degli acquirenti. Se in altre regioni si svolgono trattative in tal senso, l’invito agli allevatori è quello di tenere conto che i rapporti contrattuali vanno costruiti sul nostro territorio e non a migliaia di chilometri di distanza”.

“I costi dell’energia – spiega Ascolese – stanno riprendendo la corsa ma c’è chi continua a minacciare tagli del prezzo agli allevatori per l’acquisto del latte. Coldiretti Molise non resterà però a guardare e se qualcuno proverà a rinegoziare il prezzo, anche solo di un centesimo, troverà la ferma opposizione della nostra Organizzazione”. 

In Molise il prezzo del latte vaccino alla stalla, a gennaio 2023, era sopra i 60-63 centesimi di euro al litro, mentre quello al consumatore, all’interno della Grande Distribuzione, svetta intorno ai 2 euro al litro. Se dunque il prezzo del latte al consumo a carico dei cittadini non è variato – osserva Coldiretti – non ci sono elementi oggettiviper alcun taglio di quello alla stalla.

L’Organizzazione richiama inoltre l’attenzione degli allevatori anche sull’importanza di pretendere la sottoscrizione di contratti di cessione con le aziende di trasformazioneche abbiano tutti i crismi di regolarità. A tal proposito Coldiretti Molise sottolinea che, alla luce del vademecum pubblicato da ISMEA sulla metodologia per il monitoraggio dei costi di produzione del latte bovino, la vendita del latte alla stalla, così come previsto dal Decreto Legislativo 198/2021 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera, deve essere disposta attraverso contratti basati su principi di trasparenza, correttezza e proporzionalità. Tra i requisiti essenziali c’è pertanto la forma scritta, oltre alla previsione di condizioni contrattuali con il divieto di scendere sotto i costi di produzione.

A tal proposito occorre tener conto che il costo totale di produzione di un litro di latte è la somma di due componenti: costi diretti e costi indiretti. I costi diretti sono calcolati mensilmente e comprendono: la manodopera, l’alimentazione degli animali, l’energia, le spese veterinarie, la manutenzione di macchine e attrezzature della stalla. I costi indiretti comprendono invece gli ammortamenti dei fabbricati, il fitto dei terreni, gli interessi sul capitale agrario (bestiame e scorte), le assicurazioni e altre spese amministrative.

Ciò detto va poi considerato che l’attività zootecnica è di per se molto impegnativa, sia in termini di lavoro che di risorse finanziarie da mettere in campo. In Molise sviluppare tale tipologia di impresa è altresì più oneroso che in qualsiasi altra parte d’Italia. Concorrono, infatti, negativamente tutta una serie di situazioni strutturali proprie che non consentono alle imprese di poter lavorare in maniera competitiva: si va dalla carenza del sistema stradale, che condiziona i trasporti dei prodotti necessari all’alimentazione dei capi nonché il ritiro del prodotto della stalla, alla orografia propria del territorio, che fa elevare i costi di lavorazione dei terreni, fino ad arrivare alla presenza incontrastata dei cinghiali e di altri selvatici che distruggono di continuo le produzioni foraggere aziendali.

Una situazione, questa, che attende un intervento rapido e concreto da parte delle Istituzioni regionali, a cominciare dal Presidente della Giunta Regionale, Francesco Roberti, e dall’Assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Micone, affinché le aziende zootecniche e agricole vengano messe in condizioni di poter lavorare, potendo usufruire di tutte le infrastrutture indispensabili alle attività aziendali, e ove fosse necessario anche di un supporto concreto alla produzione.

In conclusione, è triste da dover affermare, ma la ventilata riduzione, anche di pochissimi centesimi di euro sul litro di latte alla stalla, può pregiudicare la tenuta stessa dell’azienda che si vedrebbe costretta a chiudere l’attività, con buona pace delle “accorate” denunce sullo spopolamento dei nostri territori. “Una stalla che chiude – avverte il Direttore di Coldiretti – non riaprirà mai più e il danno sarà doppio: perdita di occupazione e ricchezza economica prodotta e perdita di presidio di tutela ambientale del territorio.