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Omicidio di Natale, ecco le motivazioni della sentenza. I dettagli del delitto e della condanna a 15 anni per De Vivo

A pochi giorni dal terzo anniversario del tragico fatto di sangue che aveva sconvolto la città, una ricostruzione in 71 pagine. La difesa aveva chiesto il rito abbreviato, concesso perché non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione


CAMPOBASSO. Un delitto legato al mondo della droga, ecco perché Gianni De Vivo è stato condannato a 15 anni e 4 mesi per l’omicidio di Cristian Micatrotta, avvenuto il 24 dicembre 2021 a Campobasso in via Vico, nei pressi del terminal degli autobus extraurbani.

A chiarirlo le motivazioni della sentenza, depositate in queste ore, a tre mesi dal verdetto di primo grado espresso dalla Corte d’Assise del Tribunale di Campobasso, 71 pagine per spiegare le ragioni del pronunciamento.

Esclusa l’ipotesi della legittima difesa e dell’eccesso di legittima difesa, troppo squilibrato il rapporto tra chi aggredisce a mani nude e chi dispone di un coltello con una lama di 13 centimetri, esclusa la premeditazione, come spiega il presidente della sezione Salvatore Casiello, è rimasta l’imputazione per omicidio volontario.

La difesa aveva chiesto il rito abbreviato in fase di udienza preliminare, che non poteva essere concessa per un reato che in ipotesi prevede l’ergastolo per l’eventuale aggravante della premeditazione. Esclusa la quale, ha scritto il giudice nella motivazione, può invece essere concesso, il rito abbreviato, con le riduzioni della pena previste dal codice.

Nel documento il giudice che ha presieduto la Corte d’Assise ha ritenuto concordanti le prove e le testimonianze raccolte la notte del 24 dicembre del 2021 per arrivare alla condanna dell’imputato. Prima le minacce e gli insulti attraverso messaggi whatsapp sui rispettivi cellulari, per una consegna di cocaina che non era stata considerata buona. Lo scambio di accuse sui telefoni di De Vivo e di Alessio Madonna, cognato di Cristian, che faceva da tramite perché De Vivo non aveva il numero di Micatrotta.

Poi lo scontro in via Vico, vicino a casa di De Vivo. Spintoni e qualche calcio nel piazzale sottostante, come ha riferito un vicino di casa, che aveva assistito al litigio, durante il processo. Quindi la coltellata alla gola, un colpo solo che aveva reciso la carotide di Micatrotta, provocandone la morte in pochi minuti, per asfissia, come ha accertato il medico legale. Una scena terribile, a cui aveva assistito un automobilista di passaggio, il primo a soccorrere Cristian Micatrotta, prima dell’arrivo dell’ambulanza, quando purtroppo per lui non c’era più niente da fare.

Dettagli ricostruiti nel dibattimento in Corte d’Assise e ora chiariti nei dettagli nelle motivazioni della sentenza, che arriva a pochi giorni dal terzo anniversario di un fatto di sangue che scosse la città. Una notte di Natale drammatica.

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