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Università, la salva Iorio

ISERNIA. Per tentare l’intervento risolutore, ci voleva lui. Isernino doc, unico rimasto a difendere gli interessi della città pentra da una politica regionale che si regge esclusivamente sull’asse Campobasso-Venafro, il consigliere regionale Michele Iorio tenta il tutto per tutto per salvare l’università. Dopo le recenti esternazioni del rettore dell’Unimol Gianmaria Palmieri, che aveva paventato l’abbandono della sede di via Mazzini in mancanza di fondi ‘esterni’ all’ateneo, già gravato dei costi di gestione, l’ex governatore ha presentato un emendamento al bilancio di competenza e di cassa 2014 per pagare il fitto  dell’università di Isernia con 140mila euro, validi per due anni. Un documento condiviso in blocco dall’intero centrodestra a Palazzo Moffa, quest’oggi. La discussione sul tema del bilancio, tuttavia, è iniziata in tarda serata, dunque toccherà attendere domani. Ma al momento quella presentata da Iorio appare l’unica proposta plausibile. Pochi giorni fa, a dire il vero, anche il presidente della Provincia Luigi Mazzuto si era attivato in proposito. Proponendo a Palmieri di trasferire la sede dell’università presso i locali del liceo classico ‘Fascitelli’, su corso Garibaldi. Ma il rettore si era visto costretto a bocciare la proposta, giudicando la soluzione impercorribile per presunti limiti strutturali dell’edificio. Ora, pertanto, tutte le speranze sono riposte nell’emendamento Iorio.

Il nodo della questione, va ricordato, ruota intorno alle spese del fitto della sede nel centro storico – che ospita i corsi di Scienze della politica e dell’amministrazione e di Scienze politiche e delle istituzioni europee – di proprietà della Curia vescovile. L’Università, come fatto rilevare a più ripresa dal rettore, non può più farsi carico delle spese di affitto: “Se altri non provvedono al pagamento degli oneri in via Mazzini, l’Unimol abbandonerà la sede – aveva affermato Palmieri – Noi riteniamo che la struttura di Pesche possa rispondere a tutte le esigenze dell’università e degli studenti. Il problema della tutela del centro storico di Isernia – aveva affermato soffermandosi sulla questione relativa alle conseguenze che subirebbe la parte ‘antica’ della città nel caso di trasferimento ­– non è dell’Unimol, ma del Comune”. Che sull’argomento si è fatto trovare completamente impreparato, nonostante i proclami del sindaco di Isernia, Luigi Brasiello: “L’università non si tocca”, ha ripetuto ai quattro venti. Ma 70-80mila euro per il fitto, intanto, il Comune non li ha previsti. Mentre ha pubblicato un bando per il nuovo sito dell’ente del valore di 200mila euro in cinque anni.

Come ricordato in una nota dell’ateneo del 7 aprile scorso, “nessun ente locale o terzo ha comunicato all’Università degli Studi del Molise di essersi impegnato nei confronti del locatore al pagamento del canone per un tempo ragionevole, trasformando così dichiarazioni di intenti in fatti concreti”. Ma il tempo è quasi scaduto. La prossima settimana sono convocati il Senato Accademico e il Consiglio di amministrazione, che dovranno adottare le delibere consequenziali valutando, salvo novità dell’ultim’ora, il trasferimento dei corsi di Scienze Politiche in altra sede, a partire dal prossimo anno accademico. Le speranze, dunque, sono tutte riposte nell’ordine del giorno di Iorio.

Diverso il discorso, invece, per il corso di laurea triennale in Lettere e Beni Culturali: se sparisse da Isernia, mai come stavolta per la città sarebbe uno smacco, visto che il Paleolitico ha aperto i battenti dopo 35 anni. Gli studenti avrebbero potuto seguire il proprio percorso formativo con una prospettiva lavorativa concreta, stante la presenza dell’importantissimo museo paleontologico. Invece, la facoltà rischia seriamente di finire a Campobasso. L’Unimol, sempre il 7 aprile, aveva parlato di “scelta obbligata”. Una decisione “ormai irreversibile e assunta dagli organi accademici all’unanimità – si leggeva nel comunicato stampa – che si è resa necessaria in quanto il numero degli immatricolati al predetto corso, per l’anno accademico 2013/14, è stato di poche unità al di sopra dei requisiti minimi, uguali per tutte le università italiane, fissati dal Ministero. Il che ha reso indispensabile il trasferimento nella sede centrale, in grado di attrarre un maggior numero di iscritti, onde evitare la chiusura del corso ad opera del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca”. Tuttavia, l’ateneo ha altresì chiarito come il trasferimento disposto non andrebbe a incidere negativamente sulle attività di gestione e valorizzazione del museo Paleolitico di Isernia, così come dei tanti siti archeologici di cui è ricca la regione tutta. Ma qui tanti dubbi permangono, da parte di studenti, docenti e cittadini.

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