HomeSenza categoriaSfide, scatta l’ora dei tagli: primi collaboratori a casa

Sfide, scatta l’ora dei tagli: primi collaboratori a casa

ISERNIA. Giorni decisivi per i collaboratori di Sfide, da tempo senza stipendio.  Tre di essi hanno rassegnato le dimissioni non accettando le condizioni contrattuali proposte dall’Agenzia di sviluppo provinciale, vista anche la mancata corresponsione di ben 18 mensilità. Altre tre collaboratrici, invece, sono state mandate a casa dopo l’ultima riunione del Consiglio di Amministrazione, svoltasi ieri. Alla scadenza dei contratti, dunque, sono seguiti i primi tagli. Sintomo di una situazione decisamente complessa e della quale si è parlato nel corso della riunione del Consiglio provinciale di questo pomeriggio. Le dirette interessate, tra cui una donna in stato interessante, hanno deciso di assistere alla riunione dell’assise (probabilmente l’ultima per Isernia) e di rappresentare tutta la loro amarezza. La decisione di non procedere al rinnovo dei contratti sarebbe scaturita da una relazione del direttore generale di Sfide, a seguito della quale il Cda – alla presenza del presidente Luigi Mazzuto e dei soli sindaci uscenti di Sant’Agapito e Cerro a Volturno, Giuseppe Di Pilla e Vincenzo Iannarelli – è stato chiamato ad esprimere un proprio parere. Ed ecco la batosta per le lavoratrici. Il vertice dell’Agenzia, nonché vertice di palazzo Berta, ha spiegato come si sarebbe trattato di un provvedimento derivato dalle ristrettezze finanziarie dell’ente. “Non abbiamo licenziato nessuno – ha precisato Mazzuto – Abbiamo semplicemente inteso non rinnovare dei co.co.pro dal momento che le collaboratrici erano impegnate in progetti giunti a termine e per i quali sono finiti i fondi”. Due precarie prestavano servizio, infatti, presso il Presidio turistico e una per il progetto fattorie didattiche; erano quindi, rispetto ai colleghi, impegnate in attività giudicate ‘esterne’ all’Agenzia. Come anche un’altra persona, rimasta tuttavia al suo posto.

Il caso ha destato non poco sconcerto. Anche perché le indiscrezioni riferiscono dell’assenza alla riunione decisiva del Cda del primo cittadino di Castel San Vincenzo, Domenico Di Cicco. Egli, già da qualche tempo, avrebbe chiesto di visionare documenti e informazioni utili sui costi del personale e, soprattutto, dei consulenti esterni dell’Agenzia, proprio per avere un’idea sul voto da esprimere per il destino dei lavoratori. Ma la sua istanza non avrebbe avuto alcun seguito. Dunque, la scelta di disertare il tavolo per non incidere negativamente sulle sorti di alcuni precari che, comunque, si sono visti il futuro sbarrato. Domani a mezzogiorno, intanto, ci sarà così un nuovo appuntamento decisivo per la questione. Quello dei precari con l’avvocato di fiducia, Carlo Izzi, già da tempo attivato per tentare di recuperare i crediti vantati.

Nel prosieguo di giornata, l’assise di via Berta – riunita con un numero risicatissimo di presenti – ha poi affrontato altri punti in agenda. Ha trattato il tema del destino dell’Ente, che procede ormai sulla strada del tramonto. Diversi i consiglieri che hanno voluto ripercorrere le tappe della nascita e delle crescita della Provincia di Isernia; in particolare Angelo Camele, il quale ha invitato a partecipare alla riunione anche gli ex presidenti. Di qui i rumors sulla possibile nuova governance di quello che sarà un ‘presidio’ di secondo livello.

Ancora, il consiglio si è soffermato ad analizzare la situazione viaria del territorio pentro e dei numerosi movimenti franosi in attesa di intervento. Il consigliere Gino Di Silvestro ha posto il caso del rifacimento della strada Isernia–Colli al Volturno, dei lavori iniziati e ormai bloccati e dell’insorgere dei primi segnali di usura e dissesto del manto presente. A rispondere ai suoi interrogativi ci ha pensato il dirigente Lino Mastronardi. Questi, senza troppi giri di parole, ha spiegato il nocciolo del problema: “Non ci sono soldi”. Tuttavia, in proposito qualche speranza può essere riposta nel presunto, imminente arrivo dei circa 16milioni di euro che lo Stato deve alla Provincia per i mancati trasferimenti degli anni addietro.

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