HomeNotiziePOLITICA & ATTUALITA'Isernia, lo strano caso della Cardioncologia ambulatoriale: il servizio c’è, ma non...

Isernia, lo strano caso della Cardioncologia ambulatoriale: il servizio c’è, ma non esiste

Lo sfogo della dottoressa Cristiana D’Ambrosio, cardiologa presso l’ospedale Veneziale: da sette anni si lavora comunque a tutela del paziente, ma l’Asrem tace e non istituisce l’ambulatorio


ISERNIA. Duro affondo della dottoressa Cristiana D’Ambrosio, cardiologa presso l’ospedale Veneziale di Isernia. In un post su Facebook, la professionista lamenta la mancata istituzione di un servizio di Cardioncologia ambulatoriale presso il nosocomio pentro, dove di fatto – grazie all’abnegazione dei medici, sua in primis – il servizio  esiste già da ani, a beneficio di tanti pazienti.

L’Asrem, tuttavia, sembrerebbe far finta di non accorgersene, nonostante la regolare presentazione di ben due progetti a tema, negli ultimi sette anni, non presi in considerazione senza alcun motivo valido apparente.

La dottoressa D’Ambrosio condivide sul suo profilo social un servizio tv dove nel piccolo comune sardo di Orosei, in provincia di Nuoro, 7mila abitanti scarsi, la cardioncologia ambulatoriale è stata istituita senza particolari problemi. Poi spiega, per iscritto, cosa sia e a cosa serva questo servizio con tutti i dettagli, e senza risparmiare strali alla dirigenza Asrem.

“Le terapie antitumorali (chemioterapia, radioterapia e immunoterapia), possono avere effetti tossici sul sistema cardiovascolare, definiti nel loro  complesso cardiotossicità – scrive la cardiologa isernina – Per tale motivo, è necessaria una stretta sinergia operativa tra oncologo e cardiologo, con l’obiettivo comune di ottimizzare sia la terapia antitumorale che la protezione del sistema cardiovascolare. Da questa premessa nasce l’ambulatorio di Cardioncologia , con l’obiettivo di fornire un percorso assistenziale completo per  il paziente oncologico candidato a terapie potenzialmente cardiotossiche. Parallelamente, l’ambulatorio ha il fine di svolgere un servizio di sorveglianza nel tempo dei pazienti esposti a farmaci cardiotossici, allo scopo di prevenire complicanze come la disfunzione ventricolare, lo scompenso cardiaco, le aritmie, le problematiche tromboemboliche o l’ipertensione arteriosa. Si tratta di percorsi più definiti per i pazienti oncologici, dove il cardiologo a questo punto deve valutare rischi e benefici della terapia oncologica e, laddove necessario, attuare i programmi di sorveglianza e di prevenzione cardiologica”.

“La valutazione cardiologica – continua la dottoressa – viene quindi effettuata da un cardiologo ‘dedicato’ all’Oncologia che conosce le terapie utilizzate, le tossicità e gli effetti collaterali, le interazioni farmacologiche e gli effetti ‘sul cuore’, come per esempio alterazioni elettrocardiografiche o possibili disionie che si possono riflettere a livello cardiaco. La visita cardiologica consiste in un’accurata anamnesi, un esame obiettivo, un ecg, un ecocardiogramma  per una migliore valutazione del rischio di cardiotossicità. Si tratta di un modello organizzativo presente già in tutte le regioni, che consente di dare risposte più immediate ed efficaci al paziente, ma che in Molise ufficialmente non esiste”. 

Terminata la parte scientifica, comincia quella più ‘politica’. Perché è proprio a livello politico che sembra esserci l’intoppo. “Nonostante questo – ancora la dottoressa D’Ambrosio – già nel 2015, in stretta collaborazione con l’ex primario di Oncologia di Isernia, dottor Di Lullo , presentai presso la Direzione Generale Asrem il primo progetto ad hoc, ma il risultato fu un nulla di fatto. Questo non poteva cerco scoraggiare chi, di questa professione, ha fatto una scelta di vita e di passione. Per questo, ho continuato a lavorare in collaborazione con gli oncologi dell’ospedale Veneziale, organizzando di fatto un lavoro di Cardioncologia ambulatoriale, pur in assenza di ufficialità, per non lasciare il paziente privo di un servizio che eravamo e siamo in grado di offrire più che dignitosamente. Tutto questo è avvenuto mentre ho continuato a fare formazione di livello, per non lasciare niente al caso: in primis frequentando master, poi entrando come estensore delle linee guida AIOM (Associazione italiana di oncologia media) nel 2020 e nella società ARCA (Associazione regionale cardiologi ambulatoriali) a livello nazionale, dove il mio ruolo è stato quello di responsabile di Cardioncologia insieme con altri due colleghi del settore. Di recente sono tornata alla carica presso l’Asrem, per perorare la causa di questo modello organizzativo che, ribadisco, in tutte le regioni d’Italia c’è già e funziona. Questa volta sono andata insieme al dottor Giglio, primario di Oncologia dell’ospedale di Campobasso, e al dottor Traficante, responsabile di Oncologia al Veneziale Isernia. Risultato: anche stavolta un nulla di fatto, nonostante l’idea progettuale fosse suffragata da numeri certi che non avrebbero stravolto l’idea di sanità, o presunta tale, dei nostri dirigenti”.

“Tuttora l’ambulatorio viene svolto, come ormai da sette anni, senza personale infermieristico di ausilio e senza che sia ufficializzato – sottolinea la cardiologa – Le prestazioni vengono eseguite per mia abnegazione oltre al lavoro ufficiale, senza alcuna remunerazione specifica, ma per amore di questo lavoro e dei pazienti che mi pregio di assistere.  In Molise, insomma, non si intende motivare i professionisti medici che già ci sono. Valorizzarne le competenze maturate in anni di studi specifici permetterebbe di creare una struttura in via ufficiale quando la stessa, di fatto, esiste già, garantendo maggiori certezze ai pazienti e all’intero sistema regionale. Ma le scelte aziendali – affonda la D’Ambrosio – invece, vanno in direzione opposta, senza motivazioni di sorta – economiche o gestionali – che tengano. Cosa c’è sotto? E soprattutto, cui prodest? Per quanto tempo professionisti e specialisti potranno scegliere di continuare a lavorare in queste condizioni in Molise?”. Domande senza risposta, quelle della dottoressa, che conclude il suo post su Facebook con un invito fin troppo chiaro a chi di dovere: “È ora che chi è pagato per questo – è la chiosa – si assuma realmente le proprie responsabilità”.

Più letti

Venafro, la polizia sale in cattedra al ‘Testa’

Agli studenti lezioni sull’utilizzo della bicicletta, comprensive anche dell’obbligatorietà del caschetto e di abbigliamento adeguato alla guida VENAFRO. Continuano le campagne di sicurezza stradale organizzate...
spot_img
spot_img
spot_img