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Regionali, per Chimisso la sconfitta del centrosinistra era annunciata: “Pd a rischio di estinzione”

Le parole della vicesegretaria dem, che si era dimessa pochi giorni prima del voto. E che ora affida il suo attacco al partito a un documento politico durissimo contro la leader Schlein


CAMPOBASSO. Dopo le dimissioni, arrivate pochi giorni prima del voto per le elezioni regionali, l’affondo. Durissimo. Un attacco che l’ex vice segretaria regionale del Pd e responsabile del circolo dem di Termoli, Maria Chimisso, affida a un documento politico.

“Che il Pd corra il rischio di estinzione – le sue parole – lo certificano le parole con le quali la nuova segretaria Elly Schlein ha annunciato la vittoria nella competizione per la segreteria del partito “Anche questa volta non ci avevano visto arrivare”, offensive per tutti i tesserati dei circoli che a migliaia avevano organizzato le primarie di partito e avevano indicato a larga maggioranza in Stefano Bonaccini il nuovo segretario. Ma nel mondo surreale di un partito ormai a metà tra uno studio notarile e un’assemblea di condominio, il segretario lo scelgono gli altri, magari quelli che fino al giorno prima ne avevano dette di ogni, transfughi e reduci, figuranti e reprobi che entrano ed escono a piacimento. Credo che con Stefano Bonaccini si sia persa l’ultima opportunità di dare vita ad un partito plurale, aperto, progressista, anche moderato, attento ai cambiamenti storici e alle questioni economiche, difensore dei diritti e prodigo nella tutela delle minoranze”.

“Dietro una ventata di nuovo rispuntano letture politiche che non condivido e personaggi del secolo scorso – ha affermato ancora Chimisso – Intanto il partito, checché se ne dica, si indebolisce e cerca sponde e alleanze nel Movimento 5 Stelle, campione di trasformismi come neanche nel 1800. Ora il Pd gli bacia le mani, nell’affannosa ricerca di temi che attraggano un elettorato sempre più deluso e distante, nell’assenza di politiche economiche che mettano al centro lo sviluppo del Paese. Con il rischio concreto che anche la battaglia sul salario minimo, in mancanza di una visione economica strategica, finisca per somigliare alla misura del reddito di cittadinanza, concepita bene, ma male interpretata e peggio gestita, che ha disincentivato l’occupazione in settori trainanti e favorito prassi opache. La verità è che oggi il Pd è così debole che non è autorevole neppure nella difesa dei diritti dei deboli che dichiara di voler tutelare”.

“Molti nel Pd contavano su di una rappresentatività del 20% – ha alzato il tiro – Che la percentuale fosse largamente ottimistica lo hanno certificato gli elettori. L’immagine non ha giovato: la foto della ‘limonata’ dei quattro amici al bar è quanto di più lontano dalla comunicazione politica e dalla buona politica che si possa immaginare. Ha rimarcato la distanza tra Roma e i molisani, ma anche tra i candidati e gli elettori. Le accuse di clientelismo mosse ai molisani sono ingenerose: sono convinta che ognuno abbia votato liberamente e con la propria testa. E nessuno può certificare che l’astensionismo abbia ‘punito’ il centrosinistra più che il centrodestra. E se il centrosinistra si fosse fatto del male da solo, avendo messo insieme mondi inconciliabili già nell’assise comunale di Campobasso? Il Pd ci ha messo del suo, consumato da un decennio di faide intestine che ne hanno offuscato la capacità di intercettare il consenso dell’elettorato».

Quindi il riferimento alla sua Termoli. “Città che è stata sistematicamente esclusa dai tavoli nei quali si prendevano le decisioni politiche al punto che oggi nessun candidato termolese della coalizione del centro sinistra è riuscito ad entrare in consiglio regionale. Non c’è riuscito neanche un candidato del centro destra e questa non è comunque una buona notizia per la nostra città. Il Pd si indebolisce e cerca sponde e alleanze nel Movimento 5 Stelle, campione di trasformismi che neanche nel 1800. Ora il PD gli bacia le mani, nell’affannosa ricerca di temi che attraggano un elettorato sempre più deluso e distante e nell’assenza di politiche economiche che mettano al centro lo sviluppo del Paese. Con il rischio che anche la battaglia sul salario minimo, in mancanza di una visione economica strategica, finisca per somigliare alla misura del reddito di cittadinanza, concepita bene, ma male interpretata e peggio gestita, che ha disincentivato l’occupazione in settori trainanti e favorito prassi opache. La verità è che oggi il PD è così debole che non è autorevole neppure nella difesa dei diritti dei deboli che dichiara di voler tutelare. Si poteva e doveva fare molto di più. Al presidente e a tutti i neoeletti rappresentanti in consiglio regionale vanno i miei migliori auguri. Le urgenze del momento, a partire dal calo demografico – ha concluso Chimisso – chiedono esercizio di pragmatismo, voglia di rilancio e capacità di visione. In altre parole, impongono coraggio. “

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