Il consigliere del M5S: “Certificate le responsabilità del governo di centrodestra in carica”


CAMPOBASSO. “La Corte dei conti boccia la Giunta regionale e certifica le responsabilità del governo di centrodestra in carica”. Così il consigliere regionale del M5S Roberto Gravina in merito al Rendiconto 2022.

Ieri si è tenuta l’udienza “Giudizio di parifica del Rendiconto generale della Regione Molise per l’esercizio 2022”, con instaurazione del contraddittorio su questioni pregiudiziali per effetto della pendenza del giudizio di costituzionalità sollevato con ordinanza n. 10/2023/PARI

“Pur giudicando solo sulle pregiudiziali – evidenzia Gravina – anche in questa occasione la Corte dei conti ha certificato, alla presenza dei rappresentati della Regione e della Giunta regionale, ciò che è avvenuto e che è sotto gli occhi di tutti, ovvero la presentazione fuori dai termini massimi di un ddl della Giunta sul rendiconto 2022, avvenuto in presenza di un parere sfavorevole del collegio dei revisori e in assenza del giudizio di parificazione della sezione regionale di controllo della Corte dei conti.

Infatti, tenuto conto del già accumulato ritardo, visto che il termine fissato per la presentazione del rendiconto 2022 era il 30 aprile 2023, ci si attendeva che almeno, allorquando il 25 settembre 2023, la Giunta in carica approva la deliberazione n. 289 e approva la proposta di legge regionale del rendiconto 2022, il tutto venisse immediatamente trasmesso alla Corte dei conti per le osservazioni del caso e per avviare il procedimento di parifica. Ebbene, ciò non è avvenuto.

Come se non bastasse, il 13 ottobre 2023 il collegio dei revisori ha espresso parere negativo sul rendiconto generale 2022. Anche qui, ci si attendeva che la Regione trasmettesse alla Corte dei conti il disegno di legge del rendiconto 2022 emendato e adeguato ai rilievi del collegio dei revisori, ma anche questo dettame è stato disatteso dalla Giunta.

Soltanto in data 7 novembre 2023, circa 45 giorni dopo, la famosa delibera di Giunta 289 è stata trasmessa, sempre senza i rilievi dei revisori dei conti, alla sezione di controllo della Corte dei conti per il giudizio di parifica.

Quindi, prendendo come data iniziale il 7 novembre 2023 e aggiungendo lo spazio deliberando per permettere alla Corte dei conti di provvedere al giudizio di parifica, si sarebbe dovuto arrivare al 7 di febbraio 2024, invece, a dicembre vi è stata quella che in aula la Procura ha definito come l’operazione approva bilancio, con la quale è stato approvato tutto, in un modo anche contabilmente illogico.

Oramai la litania ripetuta da questo Governo regionale di centrodestra – continua Gravina – con la quale si indirizzano tutte le colpe della situazione attuale a chi ha governato nella passata legislatura, ovvero, a ben vedere, innegabilmente lo stesso centrodestra di oggi, fatica a fare breccia non solo tra i molisani, ma anche davanti agli organi istituzionali chiamati a vagliare le operazioni di bilancio che questa Giunta si è intestata.

La condotta della Regione Molise in termini di presentazione in ritardo dei documenti di bilancio costituisce un unicum in Italia ed è ripetuta, purtroppo, nel tempo. Inoltre, come se non bastasse, la Giunta ha deciso di procedere comunque senza tener conto delle risultanze emerse dalle osservazioni fatte dalla stessa Corte dei conti che, come è stato ricordato in aula, dovrebbero essere viste non come un limite ma come una fonte di opportunità per rendere le finanze dell’ente regionale più trasparenti e più sicure.

Il bilancio regionale non è solo un documento contabile è di per sé un bene pubblico e così va trattato, nel rispetto della legge e dei cittadini.

Nel perpetuare quelle che sono state definite come aberrazioni giuridiche e finanziarie e nel violare così apertamente non solo le leggi, ma anche gli avvertimenti degli organi preposti per il controllo e le verifiche, ci sono responsabilità certe anche dell’odierna Giunta di centrodestra.

La cosa più grave per i cittadini molisani è che le ombre che si allungano sul bilancio regionale potrebbero rendere vani anche i sacrifici a loro richiesti come quello dell’aumento dell’Irpef”.