La ventitreesima vittoria dell’Inter legittima i nerazzurri come dominatori del campionato, con quindici punti di distacco dalla Juve


di Matteo Mongiello

La ventitreesima vittoria dell’Inter legittima i nerazzurri come dominatori del campionato, con quindici punti di distacco da una Juventus sconfitta al Maradona e ora tallonata alle spalle dal Milan, vittorioso nell’anticipo di venerdì all’Olimpico con la Lazio. Vittoria fondamentale nella corsa salvezza per Verona e Cagliari rispettivamente su Sassuolo e Empoli, racchiudendo così in cinque punti ben sette squadre.

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EUROBOLOGNA. Nella partita più attesa da tutto l’ambiente rossoblu, Thiago Motta ha nuovamente dimostrato di poter essere considerato in lizza tra gli allenatori da tenere in considerazione per occupare uno dei posti vacanti tra le big della prossima stagione, sconfiggendo il suo maestro Gasperini e aggiungendo un tassello fondamentale in una irreale corsa Champions.

Dopo una prima frazione soporifera al Gewiss Stadium -chiusa in vantaggio dalla Dea con il primo gol del 2024 di Lookman- la ‘chiave di volta’ del tecnico oriundo arriva dalla panchina ,con l’ingresso di un indiavolato Alexis Saelemaekers e di un roccioso Jhon Lucumi, capaci di stravolgere il ritmo e di ribaltare il risultato in cinque minuti, grazie anche al contributo di Zirkzee dal dischetto e alla conclusione dal limite di Ferguson -i due uomini simbolo della stagione storica dei felsinei- mandando così al tappeto i bergamaschi e allungando a quattro punti il distacco tra lei e la Roma quinta.

EFFETTO CALZONA. Il terzo cambio di guida tecnica nella stagione del Napoli – dopo i deludenti Garcia e Mazzarri- ha coinvolto una vecchia conoscenza dell’ambiente azzurro come Francesco ‘Ciccio’ Calzona, storico collaboratore di Sarri e dello scudettato Spalletti oltre che attuale allenatore della nazionale slovacca, arrivato in sordina e subito in panchina nel pareggio dell’andata di Champions League con il Barcellona al Maradona.

Dopo una buona prestazione a Cagliari, macchiata dall’errore individuale di Juan Jesus che è costato i tre punti allo scadere, il rodaggio del tecnico calabro sembra essersi attivato e i protagonisti della meravigliosa cavalcata della scorsa stagione sembrano aver ricominciato ad indossare i ‘panni’ da supereroi, soprattutto dei rivitalizzati e molto più prolifici Osimhen e Kvara – cinque gol per il nigeriano e tre reti con un assist per il georgiano- e con i due successi consecutivi con Sassuolo e Juventus, l’intera piazza è ritornata a sperare in un piazzamento nell’Europa dei grandi, in attesa del crocevia fondamentale rappresentato dal ritorno a Montjuic valido per un posto tra le prime otto.

Flop

NIENTE..DI BELLO. In quello che può essere considerato, con tutte le probabilità, il peggior anno della classe arbitrale italiana e del Var, a conquistarsi la prima fila sul banco degli imputati in questa giornata è Marco Di Bello, arbitro internazionale e ‘fischietto’ di Lazio-Milan di venerdì sera, teatro di polemiche condito da una pioggia di cartellini rossi sventolati dal brindisino, sospeso dal designatore Rocchi per il prossimo mese.

Dopo non aver concesso un rigore per fallo di Maignan su Castellanos, il pugliese non interrompe il gioco per un colpo sul volto subito proprio dal Taty e Pellegrini, fermo ad aspettare un intervento dell’arbitro, si fa ‘scippare’ il pallone da Pulisic ed è costretto a fermare il contropiede, facendosi così espellere e mandando su tutte le furie i biancocelesti, rimasti fermi per soccorrere il compagno e ritrovati ingiustamente in dieci.

Da quel momento in poi la gestione dei cartellini diventerà folle, con nove ammoniti e altre due espulsioni all’indirizzo degli aquilotti, dove a farne le spese saranno Marusic – espulso per aver inveito contro l’arbitro, niente di nuovo nel mondo del calcio- e Guendouzi- fallo di reazione su una trattenuta di Pulisic- portando così la squadra della capitale a chiudere in otto il match, situazione rivissuta l’ultima volta nel lontano 2012 in un Bologna-Palermo che vide tra i protagonisti nuovamente Stefano Pioli, allora allenatore dei rosanero.

UNA NOTIZIA SCONVOLGENTE. Nella giornata del suo ritorno in campo dopo più di un mese ai box, Domenico Berardi è stato costretto nuovamente a fermarsi, questa volta però rimanendo vittima di un infortunio gravissimo come la rottura del tendine d’achille, che lo costringerà a uno stop di dieci mesi, rinunciando così a tutto il finale di stagione con il Sassuolo ma soprattutto agli europei di giugno con gli azzurri, palcoscenico fondamentale per compiere il grande salto ed ora solamente un’altra occasione persa.

Per l’esterno neroverde, autore di nove gol e tre assist e tassello fondamentale per il Sassuolo, è risultato fatale il controllo su un rilancio errato di Montipò sui suoi piedi, con lo scarpino rimasto piantato sul terreno ,causando un movimento involontario e scomposto del tendine d’achille che ha subito creato apprensione e impedito a Berardi di rialzarsi sulle sue gambe, con i raggi delle seguenti ore che hanno confermato il peggio, mettendo fine alla stagione del nativo di Cariati, al quale va un forte abbraccio e un augurio di pronta e rapida guarigione.

(foto: Tuttomercatoweb)