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Trasporti, il caso degli operai pendolari. Di Lucente: Regione, mai più gallina dalle uova d’oro

Al centro del dibattito a Palazzo D’Aimmo la vicenda dei molisani che devono raggiungere il nucleo industriale della Val di Sangro, penalizzati dagli orari e impossibilitati a prendere le navette che potrebbero portarli agli stabilimenti dove lavorano


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. Trasporto pubblico: un settore allo sbando, dove vige lo strapotere di alcuni che avrebbero conquistato negli anni posizioni di potere, sul quale il Governo regionale e la maggioranza stanno lavorando alacremente per restituire quei servizi (che sono poi diritti) ai cittadini .

Il tema non è nuovo ed è entrato di prepotenza nell’agenda politica del Consiglio regionale più volte in questi mesi. Oggi l’attenzione è stata focalizzata sulla vicenda che tiene banco da una decina di giorni: il trasporto di una sessantina di operai molisani – la maggior parte dei quali di Isernia, Agnone e dei comuni dell’alto Molise – nella zona industriale della Val di Sangro.

Uomini e donne che, per lavoro, escono di casa che è ancora notte, affrontano un centinaio di chilometri e una volta arrivati nell’area dove insistono le fabbriche, raggiungono a piedi gli stabilimenti. Fino a poco tempo fa la ditta concessionaria del trasporto, la Atm, con una procedura mai autorizzata – si è scoperto oggi in aula dall’intervento preciso e puntuale dell’assessore Niro – faceva loro questa ‘cortesia’.

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Inutile chiedere di ripristinare il servizio, quindi, perché nei fatti questo non esisteva proprio fino a quando non si è scoperto che veniva effettuato.

Misteri dei trasporti molisani. La fermata a chiamata, diciamo così, se autorizzata comporterebbe un esborso di circa 273mila euro annui, ha rimarcato l’assessore Niro. E, di fatto, poi aprirebbe nuovi scenari: la stessa identica richiesta potrebbe essere avanzata anche da altri concessionari, che magari trasportano lavoratori in diversi nuclei industriali. Impensabile, soprattutto per ragioni di economia e di razionalizzazione del servizio. Oltretutto, con un piano regionale sul quale si sta lavorando in accordo con il Ministero competente, con il prossimo bando di gara per il gestore unico, con una rivisitazione complessiva del variegato, e anche complicato, pianeta trasporti sarebbe impensabile ragionare in questi termini. Lo spopolamento, le corse ormai frequentate solo da studenti, autobus da 54 posti che viaggiano il più delle volte vuoti, corse che si sovrappongono, 12 milioni e 500mila chilometri in luogo degli 11 milioni massimi che la legge regionale impone, la necessità di garantire servizi minimi in ogni comune molisano: questo e tanti altri distinguo impongono una rivoluzione della organizzazione che deve contemperare ferrovia e gomma.

Nella zona industriale della Val di Sangro, dove arrivano migliaia di pendolari a bordo di centinaia di bus, da qualche tempo è stato avviato in via sperimentale un servizio di navette che, appunto, consente il trasporto in sicurezza dei lavoratori. Problema risolto quindi? Nemmeno per idea: gli orari delle corse dal Molise non consentono agli operai di poter usufruire del servizio. Arrivano in ritardo per le coincidenze.

Il caso – o meglio il rebus – è stato portato all’attenzione dell’assessore con 4 diverse richieste – che hanno la forma dell’ordine del giorno, della mozione o dell’interpellanza – provenienti dai consiglieri Di Lucente, Aida Romagnuolo, Andrea Greco e Micaela Fanelli. L’argomento identico ha quindi consentito di fare sintesi e di discutere un unico ordine del giorno teso ad impegnare il governatore Toma e l’assessore Niro a predisporre le modifiche necessarie per risolvere le criticità anche attraverso un tavolo al quale partecipi il concessionario , cioè Atm.

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