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Dietro le sbarre l’ex forzista De Gregorio: era il leader di una rete di estorsioni e riciclaggio

Sei arresti e un latitante i soggetti coinvolti nell’indagine, che riguardava due bar di Roma e un un fiume di denaro – ora sequestrato – da 470mila euro, passato attraverso ben cinque società di comodo ora bloccate


ROMA. Giornalista e parlamentare, passato da Italia dei Valori al Pdl, Sergio De Gregorio è finito nuovamente nei guai per un giro di estorsioni, riciclaggio e autoriciclaggio che ha per base alcuni locali del centro di Roma. Arrestato dagli uomini della Squadra mobile di Roma e condotto in carcere insieme ad altre 4 persone, De Gregorio sarebbe il perno di una serie di società di comodo, create apposta per nascondere flussi di denaro passati anche attraverso i conti di un’azienda le cui disponibilità sono state bloccate. Il sequestro ammonta a 470mila euro e riguarda in totale 5 società.

Gli altri arrestati, riporta La Repubblica, sono Antonio Fracella e Vito Frascella, ex militari della Marina; la campana Giuseppina de Iudicibus; la commercialista Michela Morelli, già pregiudicata per reati tributari, truffa e bancarotta fraudolenta. Ai domiciliari Vito Meliota. Per Michelina Vitucci è stato invece disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Misura cautelare degli arresti domiciliari per Corrado Di Stefano, residente all’estero da tempo e al momento irreperibile. Tra le vittime dell’estorsione, i titolari di un bar in via Chiana e uno in via Flavia. I proventi sarebbero poi stati investiti nelle società Apron, Italia Global Service, Pianeta Italia, Ittica italiana e Italia Comunicazione. Nell’inchiesta è coinvolto anche Pietro Schena, considerato il braccio destro di De Gregorio. Sarebbe stato lui a inviare presso il bar, in qualità di emissari, i due militari Fracella e Fraschella.

Le indagini sono partite dalla denuncia del titolare dei bar di via Chiana che ha raccontato alle autorità di aver subito una richiesta indebita di denaro per 80 mila euro. I riscontri con intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’estorsione. Il gruppo avrebbe minacciato la vittima di far apporre i sigilli al locale: “Mi hanno minacciato – ha dichiarato il titolare – mi hanno aspettato sotto casa, così ho deciso di mollare tutto e andare via”. Sempre attraverso le operazioni svolte dalla commercialista, il gruppo progettava anche la realizzazione di un’azienda ittica in Portogallo.

“Punto di riferimento indiscusso, lo stratega del gruppo, sempre pronto a ‘sistemare’ le cose”, scrive di De Gregorio il Gip di Roma, Antonella Minunni, nell’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal procuratore Michele Prestipino, dall’aggiunto Ilaria Calò e dal pm Francesco Minisci. “È lui che risolve le questioni sorte all’interno del gruppo – continua il giudice, riportato da Repubblica – e che suggerisce ogni volta le strategie difensive, è recidivo, avendo riportato, tra l’altro, condanne per corruzione in atto contrario ai doveri d’ufficio. Ha una caratura criminale e scaltrezza davvero eccezionale”. Conscio delle indagini, De Gregorio avrebbe anche cercato e raccomandato ai presunti complici di far sparire ogni traccia.

L’ex senatore è un personaggio di cui le cronache politiche e giudiziarie si sono occupate già in passato.  Protagonista dello scandalo sulla compravendita dei parlamentari, affermò che tra il 2006 e il 2008 Berlusconi lo avrebbe pagato quasi 3 milioni di euro per passare con Forza Italia, cosa che poi avvenne nel 2008, quando De Gregorio passò dall’Italia dei valori di Antonio Di Pietro ai berlusconiani, facendo cadere il governo di Romano Prodi con la sfiducia del 24 gennaio 2008. Per questa vicenda Berlusconi fu condannato a tre anni, ma a causa di un processo infinito tutto finì poi in prescrizione. Nel 2012 il Senato ne aveva respinto la richiesta di arresto: era accusato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori, emissioni e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, violazione della legge fallimentare per aver ottenuto indebitamente fondi statali per l’editoria che in realtà non erano dovuti. Nel 2013 si arrese alle evidenze giudiziarie, costituendosi e andando agli arresti domiciliari per lo scandalo sui finanziamenti pubblici al quotidiano L’Avanti per 23 milioni di euro. Una vicenda per la quale era già finito in carcere l’ex direttore Walter Lavitola, molto vicino a Berlusconi.

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