Lo studio dell’Università Cattolica. Nonostante gli esperti ritengano sia l’unica vera arma contro la pandemia, il 41 per cento è “poco propenso”
Trentaquattromilacinquecentosessantuno morti non sono bastati. Oltre otto milioni di contagi nel mondo, eppure il dato è di quelli che lascia increduli: quasi un italiano su due è poco incline al vaccino contro il Covid-19.
Lo riferisce Tgcom24 citando una ricerca dell’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica, effettuata nel maggio scorso su un campione di mille persone rappresentativo di tutta la popolazione italiana. Realizzato con metodologia Cawi (Computer Assisted Web Interview), lo studio sottolinea infatti che da un punto di vista territoriale lo scostamento tra le diverse aree del nostro Paese è modesto. Si può solo segnalare che, rispetto al dato nazionale, la propensione a non vaccinarsi risulta leggermente maggiore nel Centro Italia (43%)
Il risultato è che il 41 per cento si dichiara “poco propenso” alla vaccinazione di massa, unica arma considerata valida dagli esperti contro il Covid-19, non appena disponibile. Se meno diffidenti sembrano essere i pensionati e gli studenti, i più esitanti sono invece gli operai e, nella media, impiegati e imprenditori. Guardando all’età dei poco propensi, le persone tra i 35 e i 59 anni risultano più scettiche e fataliste, ovvero convinte che il contagio da Covid-19 sia cosa ben poco controllabile a livello individuale.
A fare la differenza, riferisce ‘Il Messaggero’, è anche la considerazione della vaccinazione come atto di responsabilità sociale: “Chi ha un approccio più individualista ed egoista alla gestione della salute, e non ritiene il vaccinarsi un atto di responsabilità sociale, tende a essere ancora più esitante verso l’ipotesi di un futuro programma vaccinale per Covid-19 (71% vs 41% del totale campione). Al contrario, appaiono decisamente più propensi della media coloro che ritengono che i loro comportamenti abbiano un valore importante per la salute collettiva”.
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