HomeOcchi PuntatiCoronavirus, allerta varianti: slitta la riapertura di palestre e piscine

Coronavirus, allerta varianti: slitta la riapertura di palestre e piscine

L’indirizzo del governo Draghi è improntato alla prudenza: i centri sportivi potranno riaprire soltanto quando il numero dei contagi sarà di 50 persone per centomila abitanti; l’apertura di bar e ristoranti dopo le ore 18 sembra destinata a rimanere ancora vietata nelle aree a fascia gialla


Spaventa l’incubo varianti del Covid-19, preoccupa la possibilità di una “terza ondata” della pandemia e si allontana la possibilità di allentare i divieti con il prossimo Dpcm che sarà firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi dopo essere stato condiviso con Regioni e Parlamento.

Gli esperti chiedono “massima cautela”, l’ipotesi più probabile, come scrivono Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, è rinviare la decisione su eventuali riaperture alla fine di marzo o addirittura alla seconda settimana di aprile, dopo le festività pasquali.

Tutte le aree dove più alta è la circolazione del virus, anche per la presenza delle mutazioni, andranno in lockdown. Nelle zone ritenute ad alto rischio ma con dati più confortanti scatterà invece la fascia di ‘arancione scuro’ che vuol dire scuole chiuse e divieto di andare nelle seconde case, oltre alla chiusura già prevista per tutta la giornata di bar e ristoranti.

Palestre e piscine: la richiesta di un parere sulla ripartenza delle attività sportive era stata presentata al Comitato tecnico scientifico dal ministero dello Sport. E la risposta degli esperti sembra aver gelato, almeno per il momento, le aspettative. Le palestre e le piscine potranno riaprire soltanto quando il numero dei contagi sarà di 50 persone per centomila abitanti. È un parametro molto basso, nella valutazione che l’Istituto superiore di sanità fa ogni venerdì sul monitoraggio settimanale equivale alla “fascia bianca”. Nelle prossime settimane gli indicatori potranno essere eventualmente rivisti anche per programmare uno scaglionamento degli ingressi nelle strutture sportive, ma al momento gli scienziati non ritengono di poter concedere il via libera.

Per quanto riguarda cinema e teatri, oltre all’obbligo per gli spettatori di indossare le mascherine FFp2, si pensa a biglietti nominativi prenotati online in modo da consentire il tracciamento delle persone ed evitare il pagamento alle casse. Ma anche alla sanificazione della sala prima dell’inizio di ogni spettacolo.

L’apertura di bar e ristoranti dopo le 18 al momento sembra destinata a rimanere ancora vietata nelle fasce gialle. La discussione rimane comunque aperta e non è escluso che possa esserci una rivalutazione per quelle aree che – pur non avendo ancora i parametri da fascia bianca – mostrino una condizione favorevole sia per quanto riguarda l’andamento dei contagi, sia per la tenuta delle strutture sanitarie. Il problema — come più volte sottolineato dagli scienziati — è quello di limitare la circolazione delle persone e soprattutto impedire assembramenti.

Le zone rosse: per bloccare i contagi causati dalle varianti del virus oltre ai Comuni maggiormente colpiti si continuerà a isolare anche quelli limitrofi. Scuole e negozi saranno chiusi ad eccezione di alimentari, farmacie, edicole e tabaccai. Vietato uscire di casa se non per motivi di «comprovata necessità», lavoro, salute e urgenza. Non è consentito andare nelle seconde case se si trovano in zona rossa.

Arancione scuro: lo stesso divieto relativo all’abitazione dove non si ha la residenza, è stato previsto in numerosi Comuni della Lombardia e dell’Emilia Romagna che sono entrati in fascia arancione ma con restrizioni ulteriori. È il rafforzamento che – oltre al divieto di uscire dal Comune di residenza e di aprire bar e ristoranti – prevede la chiusura di tutte le scuole. Un livello intermedio prima di decretare il lockdown.

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