LA VIDEOINTERVISTA/ Il vicepresidente regionale di Confartigianato, Ceo di ModaImpresa, a tutto campo sulla riorganizzazione di un sistema che vale 97 miliardi di fatturato annuo in Italia: dal digitale ai saldi, fino ai negozi come moderni showroom, il manager immagina una fase di ripartenza che richiede più coraggio, anche dalla politica
di Pasquale Bartolomeo e Pietro Ranieri
ISERNIA. Negozi come showroom, dove i capi si provano e si ordinano, per poi essere consegnati a casa. Stop ai a saldi e ai presaldi ‘perenni’, che assottigliano il margine dei negozianti, dando il via a iniziative flash (una volta a settimana o una volta al mese, sullo stile del ‘Black Friday’), per accelerare la propensione ai consumo. Riconversione al digitale dell’intro sistema moda, a cominciare dalla sfilate, da organizzare anche in via interamente virtuale, come già avvenuto a Shangai durante la pandemia. E alla politica dice: troppo indebitamento per le imprese, occorrono più finanziamenti a fondo perduto e una riduzione dell’Iva sul modello tedesco, almeno per qualche mese.
Romolo D’Orazio, presidente del comparto Moda regionale di Confartigianato, di cui è anche vicepresidente regionale, commenta il post Covid in Molise. Il Ceo di ModaImpresa non nasconde la difficoltà del momento. Tra febbraio e marzo si sarebbe dovuto procedere al completamento delle consegne della merce relativa alla collezione primavera/estate e si era in piena campagna di raccolta ordini per l’autunno/inverno; poi, col lockdown, la merce consegnata è rimasta chiusa nei negozi e la raccolta ordini si è fermata a metà, con la restante parte che è stata annullata.
Di qui la scelta della riconversione immediata alla produzione di mascherine per tamponare la situazione, con oltre 200mila pezzi venduti e l’attenzione di organi di stampa nazionali ed esteri per essersi saputi reinventare evitando il tracollo. A dimostrazione che chi sceglie di fare impresa, in Molise, sa come affrontare di petto le crisi, visto che – parola di D’Orazio – “qui siamo in una condizione di quarantena perenne, in una zona Pip (a Miranda, ndr) dove manca ancora l’illuminazione pubblica e la fibra ottica e, in un periodo in cui si lavorava su Zoom o Skype, è stato particolarmente difficile ‘muoversi’”.
IN EVIDENZA, LA VIDEOINTERVISTA A ROMOLO D’ORAZIO
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