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Sfiducia a Toma, si vota il 24 marzo. Caccia all’undicesimo voto e al nuovo vice presidente del Consiglio

A meno di una settimana dalla discussione della mozione, con cui si punta a scalzare Toma dalla poltrona, è già in corso la trattativa per assegnare la poltrona lasciata libera da Filomena Calenda, ora assessore


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Sfiducia a Donato Toma, tra meno di una settimana si saprà se il governatore ha i numeri per continuare a guidare la Regione fino alla scadenza naturale della legislatura.

È stata fissata per mercoledì 24 marzo, alle ore 15, la riunione del Consiglio regionale nella quale ci sarà il voto della mozione di sfiducia, che ad oggi ha 10 firme. Quella degli 8 consiglieri del M5s e del Pd, che l’hanno presentata, e quella dei 2 esponenti di maggioranza Michele Iorio e Aida Romagnuolo, che l’hanno sottoscritta, visto che com’è noto Filomena Calenda ha ritirato la firma dopo essere stata nominata assessore, al posto dell’esterno Michele Marone. Silurato, con buona pace della Lega, che ieri ha protestato annunciando che sarà opposizione a Toma.

Dieci firme per dieci voti che, salvo ulteriori colpi di scena, non bastano a far saltare il banco, con il capogruppo del M5s e primo firmatario della mozione Andrea Greco che ha lanciato un appello diretto all’assessore Vincenzo Niro e al presidente del Consiglio Salvatore Micone. Appello a votare la sfiducia, con il rompete le righe che significherebbe tutti a casa due anni prima del previsto. Rinunciando a incarico e lauto stipendio. Difficile ipotizzare che possa accadere, anche se la caccia all’undicesimo voto, quello in grado di fare la differenza, è già partito.

Di certo c’è chi nella maggioranza punta a utilizzare la sfiducia come occasione per rafforzare la propria posizione, all’interno del Consiglio, visto che le caselle in giunta a questo punto sono tutte coperte. Non è un caso che sempre mercoledì andranno rieletti i vice presidenti del Consiglio. La minoranza dovrebbe confermare Angelo Primiani, del M5s, mentre è in corso la trattativa per assegnare la carica lasciata scoperta dalla stessa Filomena Calenda.

Carica che potrebbe essere offerta alla Romagnuolo, una donna per una donna, con l’idea di far venir meno anche un’altra firma sulla mozione di sfiducia, anche se avanza pure il nome di Andrea Di Lucente, dei Popolari del Molise. Anche in contrapposizione al tentativo dei Cinque Stelle di trovare una sponda nel partito di Vincenzo Niro per il voto della sfiducia.

Il governatore Donato Toma, da parte sua si mostra tranquillo. “Rispetto i passi della democrazia”, le parole che ha usato prima di tirare dal cilindro il defenestramento di Marone e la nomina di Calenda. Per continuare a guidare il gioco, superando la prova del nove (in questo caso dell’undici), dovrà comunque garantire qualcosa ai suoi. A partire da un possibile rimpasto delle deleghe. Magari dopo la ‘maratona’ per l’approvazione del bilancio. 

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