I 17 dimissionari del centrodestra “sono definitivamente fuori dal Consiglio comunale”. Lo dice senza esitazione l’avvocato Giovanni Fratangelo, del Foro di Campobasso, che ha curato il ricorso vinto dal centrosinistra insieme al collega Italo Spagnuolo Vigorita. “La sentenza del Tar Molise è chiarissima – spiega il legale – basta saperla leggere. Noi abbiamo impugnato il provvedimento del prefetto di Isernia che disponeva la sospensione degli organi elettivi del Comune pentro e la nomina di un commissario straordinario in sostituzione degli stessi, e, in seguito, il decreto del presidente della Repubblica del 17 luglio 2012 con il quale è stato disposto su conforme proposta del ministro degli Interni, lo scioglimento degli organi elettivi del Comune e la nomina del commissario in sostituzione degli stessi”. Dunque, nel ricorso si puntava a far annullare lo scioglimento iel Consiglio perché le dimissioni sarebbero avvenute prima della convalida e della conseguente rimozione di eventuali cause di ineleggibilità. Ma non si chiedeva esplicitamente di surrogare i consiglieri dimissionari. Tuttavia, è pur vero che la legge stabilisce che le dimissioni sono un atto irrevocabile. Dunque, seppure non hanno determinato l’effetto dissolutorio dell’assise, per Fratangelo avrebbero comunque valore per quanti le hanno sottoscritte. Sulla stessa linea anche Vigorita, che tuttavia è apparso più cauto. E che si è riservato altri commenti nei prossimi giorni, dopo un attento studio del verdetto. Il Tar, scorrendo attentamente quanto scrivono i giudici Zaccardi, Monteferrante e Balloriani, accoglie però in pieno il ricorso del centrosinistra. Il quale, in un passaggio, esplicita che “poiché le dimissioni rappresentano, alla pari della rinunzia un atto (ancorché irrevocabile) di disposizione volontaria, le stesse presentate in difetto di convalida (prima ancora cioè di aver acquisito la titolarità dell’organo), possono implicare solo la rinuncia al diritto a ricoprire la carica elettiva, ma non certo la rinuncia alla titolarità dell’organo medesimo, sia perché la qualità di componente dell’organo non è stata ancora acquisita (e non è, quindi, entrata a far parte della sfera giuridica di disponibilità del consigliere dimissionario), sia perché, in difetto del formale provvedimento di nomina di tutti i suoi membri, lo stesso organo collegiale non può considerarsi ancora formalmente costituito. Sotto tale profilo, dunque, le dimissioni, presentate prima della convalida degli eletti, non possono sortire alcun effetto in ordine al funzionamento e alla regolare costituzione di un organo, di cui il dimissionario non è ancora, formalmente, titolare”. Fratangelo, al riguardo, ricorda che non esistono precedenti. Ma sottolinea come il Tar, in qualche modo, rimbrotti in maniera abbastanza esplicita prefettura e Viminale per aver “sciolto troppo in fretta” l’assise. “Decretando lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale – si legge nella sentenza – l’autorità amministrativa non solo ha formulato un giudizio negativo in ordine alla sua capacità di funzionamento prima di conoscerne l’esatta e legittima composizione, ma ha impedito anche una verifica, sotto il profilo politico, della condivisione della Giunta e del programma del Sindaco da parte del Consiglio stesso. In sostanza ha impedito l’espressione di quelle prerogative che derivano al Consiglio e al Sindaco stesso, quali organi che sono diretta emanazione della volontà popolare; in una fase così anticipata e strettamente connessa con il completamento del procedimento elettorale, che rischi di incidere sulla stessa manifestazione di volontà del corpo elettorale. Ciò, del resto, senza una manifesta ragione d’urgenza, atteso che non sarebbe derivato nessun danno dall’attendere la seduta di convalida degli eletti, prima di provvedere all’eventuale scioglimento, in esito ad una puntuale verifica della ricorrenza dei presupposti per lo scioglimento dell’ente”. L’avvocato di Campobasso conclude con l’auspicio che “adesso in Consiglio comunale, a Isernia, destra e sinistra sappiano convivere per il bene della città, amministrando nell’interesse comune”. Starà a De Vivo riuscire a trovare la quadra, superando il fenomeno dell’anatra zoppa. Ma il sindaco tornato in carica lo ha detto dall’inizio: il suo mandato sarà nel segno di “collaborazione e responsabilità”.
Pubblicato alle 19:24:29