Oltre tremila le richieste arrivate da ogni angolo d’Italia per visitare il castello infestato, dopo gli studi degli investigatori del paranormale
PESCOLANCIANO. Prodotti tipici e bellezze paesaggistiche? Certo, ma a Pescolanciano esiste un’altra attrattività che negli ultimi tempi sta determinando, di fatto, il rilancio del turismo. Sono i fantasmi, quelle strane presenze nel castello di proprietà della famiglia D’Alessandro finite, qualche mese fa, al centro degli studi degli esperti del paranormale del Giap.
Sono oltre tremila le richieste, arrivate soprattutto dal nord Italia, da parte di turisti interessati a visitare il castello infestato. “All’inizio – ha spiegato il sindaco Manolo Sacco – non pensavo che la storia dei fantasmi potesse avere tutta questa risonanza. Invece anche in Comune arrivano continuamente richieste da parte dei persone interessate a visitare l’antico maniero. Non solo. Molte agenzie turistiche stanno inserendo nei loro pacchetti una tappa a Pescolanciano. Credo, soprattutto grazie al lavoro del Giap, che quelle che un tempo erano solo leggende e dicerie di paese possano diventare un ottimo volano di sviluppo per il nostro turismo”.
Una vera e propria tendenza dunque, quella del ‘ghost tourism’, importata dall’America qualche anno fa, che sta spopolando anche in Italia. Turisti amanti del mistero che sono alla continua ricerca di luoghi infestati da visitare per trascorrere qualche ora all’insegna del brivido. E il castello d’Alessandro di Pescolanciano, tra leggende e strane presenze, ha tutte le carte in regola per diventare meta dei visitatori. Colpi nella notte, ma anche passi che disturbano il sonno. Oggetti che si spostano e ospiti che subiscono misteriose, presunte manifestazioni paranormali. Questa la catena di eventi che, ormai dal 2010, si ripete nelle sale del castello.
Da qui la decisione di contattare gli esperti del paranormale che, a settembre dello scorso anno, hanno trascorso un’intera notte nel maniero, mettendo in campo tutta la loro ricca strumentazione professionale. “Abbiamo utilizzato fotocamere full spectrum, videocamere a infrarossi, registratori ambientali molto sensibili e rilevatori di movimento. Questi ultimi in particolare hanno mostrato risultati interessanti” ha spiegato Stefano Cavaliere, portavoce del gruppo investigativo. Il video è stato pubblicato online ottenendo numerose visite e condivisioni.
Deborah Di Vincenzo
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