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Aziende in crisi: ‘bruciati’ 60 milioni in 5 anni, centinaia di lavoratori ancora senza prospettive

“Sebbene in mancanza di espressa previsione normativa sembrerebbe precluso il riconoscimento della quota relativa al mancato pagamento delle mensilità necessarie a ricomporre la soluzione di continuità, le somme riconoscibili da un punto di vista di diritto potrebbero di fatto essere erogabili in virtù di un provvedimento autorizzativo specifico da pare del Ministero competente che comprenda la risoluzione del caso Ittierre in maniera definitiva – ha spiegato Iorio –. In ogni caso, nell’immediato bisogna uscire dalla immobilità nella quale i lavoratori ex Ittierre sono piombati da tempo. E’ necessario procedere con estrema urgenza ad individuare, all’interno del Piano regionale delle politiche attive, le misure in grado di garantire realmente, a breve e medio periodo, una ricollocazione dei lavoratori nel mercato del lavoro locale. A tale proposito, il Piano delle Politiche attive in essere presso la Regione Molise, correlato all’avvenuta certificazione presso il sistema percettori INPS pari a euro 7 milioni 823mila euro circa, la cui operatività è attivabile, solo previa convenzione da stipularsi tra Regione Molise e Ministero del Lavoro, è tutt’ora in pendenza.

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Nel merito – incalza Iorio – non contiene nessuna specifica azione progettuale tarata ad hoc sul target dei lavoratori ex Ittierre relativamente ai profili professionali posseduti e alla possibilità di movimentare o delineare un percorso nella riorganizzazione del comparto tessile”.

Più orientato su misure volte maggiormente a favorire percorsi di ‘occupabilità’, piuttosto che di effettiva ‘occupazione’ che, a detta dei Commissari della Seconda Commissione consiliare, “sembrerebbero non sviluppare con immediatezza posti di lavoro spendibili sul territorio, contrassegnato da una difficoltà strutturale di incontro domanda – offerta di lavoro. A conferma di ciò, le esperienze del passato hanno dimostrato una scarsa ricollocazione dei lavoratori nel tessuto produttivo locale”.

Gli interventi più confacenti devono essere individuati nelle misure rivolte ai ‘bonus occupazionali’ e nell’ auto impresa, “privilegiando sia le forme di cooperativismo, a salvaguardia delle professionalità possedute dagli stessi lavoratori, sia la spendibilità delle stesse sul territorio regionale, nell’ambito del tessuto produttivo di settore che necessita di un rilancio anche con l’integrazione di ulteriori risorse aggiuntive attuabili con un intervento/avvisi “multimisura” e con strutture multifunzionali a cui assegnare l’opportuna promozione e visibilità”.

Occorre quindi riprogrammare il Piano Regionale delle politiche attive del lavoro, con la riallocazione da parte della Giunta Regionale delle maggiori risorse in favore dei queste misure, resa possibile dalla pendenza in atto della stipula della Convenzione con la Direzione Generale competente del Ministero del Lavoro.

In definitiva, per Michele Iorio e i commissari, “i percorsi possibili per arrivare alla sospirata mobilità in deroga sono, per cominciare, richiedere al Ministero del Lavoro uno specifico provvedimento autorizzativo che permetta di utilizzare immediatamente la quota necessaria dei 7 milioni destinati alla Regione Molise per coprire le risorse occorrenti; concordare il Piano delle politiche attive del Lavoro per il 2019 dedicato agli ex lavoratori Ittierre quali unici lavoratori in area di crisi complessa ancora destinatari di mobilità in deroga. Poi occorre intervenire tempestivamente con fondi propri rinvenienti da risorse non spese del POR –FSE.

Per il Piano Regionale delle Politiche Attive, al fine di consentire l’accesso ai lavoratori ex Ittierre ai percorsi di ricollocazione lavorativa nel più breve tempo possibile, è necessario inserire le misure afferenti all’autoimpresa e al bonus occupazionale per i lavoratori e prevedere ulteriori agevolazioni ai percorsi di lavoro autonomo nel comparto tessile oltre che prevedere un fondo dedicato presso la Finmolise in favore di imprese del settore che intendono intraprendere nuove attività anche nelle forme del cooperativismo”.

Due mesi dopo, quindi, tornano in aula le stesse proposte avanzate dal Partito Democratico.

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