La nota dei vertici al servizio di emergenza per il trasferimento al Cardarelli. Con il pericolo di lasciare scoperte eventuali emergenze tempo-dipendenti
CAMPOBASSO/ISERNIA. Ci sono novità per il trasporto dei pazienti Covid nella regione: lo comunica l’Asrem, che ha diramato una nota qualche giorno fa, inviandola al direttore medico del presidio unico, alla Direzione sanitaria del Veneziale, ai responsabile di Malattie infettive e dei Pronto soccorso, oltre che al direttore del 118. Il nuovo protocollo prevede, per i casi Covid che necessitano di ricovero, che questi siano trasferiti al Cardarelli dai sanitari del 118. Invece, quelli sospetti ritenuti da ospedalizzare a detta del personale del servizio di emergenza, vanno accompagnati al reparto Malattie infettive a Campobasso. La direttiva è firmata dal direttore Oreste Florenzano, dal direttore sanitario Maria Virginia Scafarto e da quello amministrativo Antonio Lastoria.
Il nuovo protocollo dovrebbe servire a gestire meglio il carico di lavoro conseguente alla seconda ondata della diffusione di Sars-Cov2. Se si tratta di un malato Covid che si aggrava e va ospedalizzato, gli operatori del 118 – previo contatto telefonico con gli infettivologi dell’hub di Campobasso – lo accompagneranno in contrada Tappino facendolo transitare attraverso il percorso dedicato e senza passare per il Pronto soccorso. Discorso simile per i sospetti, ma in questo caso sarà la centrale del 118 a dover preventivamente accertare la disponibilità del posto letto a Campobasso. La nota spiega anche come, in caso nei Pronto soccorso degli ospedali spoke – Termoli e Isernia, quindi – si presentino spontaneamente malati o sospetti di Covid, bisogna ricorrere al sistema di televisita InTouch. Questo consente agli infettivologi dal Cardarelli di visitare i pazienti in collaborazione coi colleghi dei Pronto soccorso periferici che li prendono in carico: in tal modo, dovrebbe essere più facile decidere il successivo percorso di assistenza.
Tutto definito, sulla carta. Ma non si tiene conto, sembra, di una questione fondamentale: i malati ordinari. Se dovesse infatti servire il 118 per un’urgenza, ad esempio, nel territorio del Venafrano, il rischio è che il mezzo a disposizione non ci sia, o che impieghi molto tempo a raggiungere il paziente. Questo si traduce in un servizio peggiore per i cittadini ed espone anche i medici del 118 a diversi problemi di natura professionale, quando non addirittura legale. Le patologie tempo-dipendenti come gli infarti richiedono interventi rapidi e precisi: anche mezz’ora può fare la differenza, ad esempio, in una rianimazione cardio-polmonare.
Non resta che sperare le emergenze non si accavallino con la necessaria gestione dei pazienti Covid, o nell’interessamento degli amministratori locali che facciano notare il problema a chi di dovere. Intanto, i pazienti a rischio e i medici sotto pressione una cosa possono farla: pregare.
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