HomeOcchi PuntatiCoronavirus poco contagioso, c’è chi dice ‘no’: il pericolo resta alto

Coronavirus poco contagioso, c’è chi dice ‘no’: il pericolo resta alto

Arriva la replica di 6 medici al manifesto dei 10 esperti che nei giorni scorsi hanno sostenuto che oggi il Covid-19 sia meno aggressivo


Coronavirus e contagiosità: è scontro tra gli esperti. Puntuale la replica al manifesto scritto da 10 esperti che, nei giorni scorsi hanno sostenuto – in base ai dati ospedalieri – che il virus oggi è meno aggressivo.

“«Affermare che il rischio epidemico abbia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica, può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute” è invece il parere de sei medici che hanno sottoscritto il documento.

“Non vogliamo polemizzare – premettono gli autori, tutti infettivologi universitari e un microbiologo – ma siamo preoccupati che dichiarazioni ottimistiche sulla minore contagiosità del Sars-CoV-2 possano fare credere erroneamente alla gente che il pericolo sia scemato”, motivano il loro intervento Marcello Tavio (Ancona Ospedali Riuniti, presidente società italiana di malattie infettive e tropicali), Massimo Andreoni (Roma Tor Vergata), Giovanni Di Perri (Torino), Massimo Galli (Milano), Claudio Maria Mastroianni (Roma La Sapienza) e Carlo Federico Perno (Milano, microbiologia).

Altri personaggi del mondo universitario italiano, cone riporta il Corriere della Sera, si starebbero riunendo attorno al nucleo dei ‘sei’.

Il ragionamento parte dall’esame dei focolai che si sono verificati in poco più di una settimana a Roma (San Raffaele e Garbatella), Palmi, Mondragone e in Emilia (azienda di spedizioni Bartolini) sono la dimostrazione “che il virus attualmente circolante è attivo e contagiante. Quando incontra contesti in cui possono essere coinvolti anziani o pazienti a rischio (è accaduto al San Raffaele Pisana di Roma, istituto di neuroriabilitazione) è in grado di causare danni di estrema gravità del tutto simili a quelli che ha fatto all’inizio dell’epidemia”.

Gli infettivologi osservano inoltre che il virus responsabile del focolaio in Vestfalia (con oltre 1.500 casi accertati e 7.000 contatti) e che sta mettendo in ginocchio il Brasile sia lo stesso che continua a diffondersi in Italia. Il Sars-CoV-2 non si è dunque placato, non c’è ragione di credere alla sua benevolenza soltanto perché adesso dalle nostre parti si vedono meno casi.

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